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Inchiesta sugli appalti in Calabria, tutte la accuse contro Oliverio

Mario Oliverio

Soldi e apparati pubblici asserviti alle richieste dei privati, così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha sintetizzato il quadro emerso dall'inchiesta “Lande desolate”, coordinata dalla Dda e condotta dalla Guardia di Finanza, scattata questa mattina all'alba e che ha coinvolto 16 persone tra amministratori pubblici, funzionari e imprenditori.

Tra questi anche il governatore Mario Oliverio accusato di abuso d'ufficio, senza l'aggravante mafiosa. La Procura distrettuale antimafia di Catanzaro aveva chiesto gli arresti domiciliari per il presidente della Regione nei cui confronti però ol gip ha ritenuto sufficiente la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.

I fatti contestati al governatore sarebbero avvenuti tra il 2015 e il 2016 e avrebbero riguardato l'imprenditore Giorgio Brarbieri, già coinvolto nell'inchiesta Cinque lustri, e, per usare le parole del procuratore Gratteri, “espressione della famiglia Muto”. Oliverio, secondo quanto spiegato durante la conferenza stampa, avrebbe proposto a vantaggio dell’impresa un ulteriore finanziamento di oltre 4 milioni di euro per realizzare alcune opere di completamento nell'ambito dell'appalto per la funivia di Lorica chiedendo come contropartita il rallentamento dei lavori a piazza Bilotti di Cosenza, appaltato allo stesso imprenditore, per “pregiudicare così sul piano politico-elettorale il sindaco uscente di Cosenza Mario Occhiuto”.

Richieste dello stesso tenore sarebbero arrivate all'azienda, ha svelato Gratteri, anche dall'ex consigliere regionale Nicola Adamo e dalla deputata del Pd Enza Bruno Bossio. Occhiuto, in una fase successiva, avrebbe anche lui chiesto di rallentare i lavori perché temeva che piazza Bilotti potesse essere inaugurata dal commissario prefettizio. Grazie al favore della politica Barbieri sarebbe riuscito a farsi versare i finanziamenti pubblici nonostante i lavori della funivia di Lorica e dell'aviosuperficie di Scalea non fossero stati completati.

“Gli appalti – ha spiegato l'aggiunto Vincenzo Luberto – dovevano essere realizzati con la compartecipazione dei fondi dell'impresa che invece non ha sborsato un euro”. Per l'altro aggiunto Vincenzo Capomolla “la collusione ha portato al fallimento delle grandi opere, i funzionari pubblici hanno ottenuto vantaggi personali con assunzioni di comodo nelle imprese e acquisti case a prezzi di favore”. Imponente il lavoro investigativo della Guardia di finanza sottolineato dal generale Fabio Contini comandante della Calabria, dal colonnello Marco Grazioli, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza e dal colonnello Michele Merulli, comandante del Nucleo Polizia Tributaria.

 

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