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Vibo e la provincia nelle mani della ‘ndrangheta, ecco le "locali" e chi comanda: tutti i nomi

L'operazione anti-'ndrangheta "Rinascita Scott" che ha portato a 334 arresti in tutta Italia ha consentito di ricostruire con completezza gli assetti di tutte le strutture di 'ndrangheta dell’area vibonese e fornito un’ulteriore conferma della sua unitarietà, con le strutture territoriali (locali/'ndrine) che godono di un’ampia autonomia operativa, seppur nella comunanza delle regole e nel riconoscimento dell’autorità del crimine di Polsi.

Le investigazioni hanno consentito di censire l’esistenza dei seguenti sodalizi criminali:

La "locale" di Limbadi egemonizzata dalla cosca Mancuso, avente quale capo Luigi Mancuso che, anche durante la sua detenzione, impartiva le disposizioni o comminava agli altri sodali le sanzioni, curava i rapporti con le altre articolazioni vibonesi, dirimeva i contrasti interni ed esterni e curava, talora anche personalmente, la conduzione delle varie attività criminali. I principali collaboratori sono stati individuati in Pasquale Gallone, Giovanni Giamborino e nella coppia Gaetano Molino-Gianfranco Ferrante.

La "locale" di Vibo Valentia città, la quale riunisce varie 'ndrine tra cui quella dei Lo Bianco-Barba, che ha tra i suoi elementi apicali Paolino Lo Bianco, Filippo Catania, Antonio Lo Bianco, Vincenzo Barba e Raffaele Franzè, inseriti nella società maggiore di Vibo Valentia. La 'ndrina Camillò-Pardea Ranisi, operante nei quartieri cittadini di Cancello Rosso e di San Leoluca, capeggiata fino al maggio 2016 da Andrea Mantella, poi divenuto collaboratore di Giustizia. La 'ndrina Pugliese Cassarola, al cui vertice è risultato Rosario Pugliese, detto Saro.

La "locale" di Filandari e Ionadi, capeggiata da Giuseppe e Leone Soriano dell’omonima cosca. La "locale" di Mileto, sotto l’egida della cosca Pititto-Prostamoiannello-Mesiano. Un suo componente, Giuseppe Mangone,
curava il collegamento con la locale di Limbadi e si occupava della compravendita e gestione di terreni. La "locale" di Piscopio di Vibo Valentia, diretta da Salvatore Giuseppe Galati, che annovererebbe tra gli affiliati anche l’esponente politico Pietro Giamborino, che avrebbe anche mantenuto i rapporti con membri di altre articolazioni della ' ndrangheta (i Fiarè, i Razionale e i Gasparro) e curato le relazioni con settori della pubblica amministrazione e delle professioni per la risoluzione dei problemi dell’organizzazione.

La "locale" di San Gregorio d’Ippona, guidata dalle cosche Fiarè-Razionale-Gasparro. Elementi apicali sono risultati Saverio Razionale e Gregorio Gasparro. Il primo anche con compiti di gestione economico-finanziaria
della struttura. Saverio Razionale è anche ritenuto componente del crimine dell’intera area vibonese, in stretto rapporto con esponenti di primo piano di altre articolazioni della 'ndrangheta, compresi Luigi Mancuso e Giuseppe Antonio Accorinti, nonché con colletti bianchi, quale Giancarlo Pittelli, massone ed ex-parlamentare.

La "locale" di Stefanaconi, capeggiata da Salvatore Patania, elemento dell’omonima cosca, in rapporti stabili con i Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia. "Locale" di Sant’Onofrio, diretta dal capo società Pasquale Bonavota, dell’omonima cosca, coadiuvato da Domenico e Nicola Bonavota, nonché da Domenico Cugliari. Le indagini hanno anche documentato un summit, avvenuto nel maggio 2017, finalizzato a ricomporre pregressi dissidi tra i Bonavota e i Mancuso, con conseguente riavvicinamento alla società di Sant’Onofrio al crimine vibonese. In tale circostanza, gli affiliati hanno discusso anche sulle doti e sulle cariche e sulle procedure di formalizzazione di una locale.

Nella sfera d’influenza santonofriese sono state ricondotte anche la 'ndrina di Pizzo e quella di Filogaso e Maierato, diretta da Salvatore Francesco Mazzotta che tra l’altro gestiva, anche direttamente, le attività
imprenditoriali d’interesse, intestate a prestanome e manteneva rapporti con l’amministrazione comunale di Pizzo, convogliando i pacchetti di voti sui candidati vicini alla 'ndrina.

La "locale" di Zungri, sotto l’influenza delle cosche Accorinti-Barbieri-Bonavena e diretta dal citato Giuseppe Antonio Accorinti, esponente apicale anche a livello provinciale. Subordinate all’articolazione zungrese sono risultate le 'ndrine di Briatico Cessaniti e Vibo Marina. Infine la 'ndrina di Tropea, attiva anche a Ricadi, ove è stato accertato il ruolo di co-dirigenza esercitato da Antonio e Francesco La Rosa, in costante collegamento con la consorteria dei Mancuso di Limbadi.

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