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Commissari alla sanità in Calabria, caos alla Camera: Nesci accusata di conflitto di interessi

Dalila Nesci

Caos alla Camera sul decreto Sanità Calabria e la nomina, ancora non formalizzata, dei commissari delle aziende sanitarie calabresi. Una resa dei conti in piena regola tra parlamentari calabresi, con la stessa relatrice del decreto, la deputata Dalila Nesci, finita sul banco degli imputati dopo che Enza Bruno Bossio del Pd sferra a sorpresa una pesante accusa di conflitto di interessi citando un documento dove la Nesci definisce uno dei potenziali commissari che, se passerà il decreto, saranno nominati in Calabria, Gianluigi Scaffidi, un suo collaboratore.

Una miccia che accende l’Aula in un crescendo di accuse di opacità e ipocrisia al M5s («onestà, onestà, voi non siete diversi da quelli che vi hanno preceduto», tuona il Pd) al punto che Iole Santelli di Forza Italia chiede la sospensione dei lavori, in attesa che il ministro della Salute Giulia Grillo venga in Aula per fornire chiarimenti circa la veridicità del fatto che "uno dei collaboratori della relatrice del provvedimento", la pentastellata Nesci, sia candidato a divenire commissario della Azienda sanitaria di Vibo Valentia, come accusano le opposizioni.

«Almeno il sottosegretario garantisca che la nomina non sarà mai data a quella persona, vogliamo la garanzia del sottosegretario o del ministro Grillo, visto che la relatrice Nesci non ha intenzione di dimettersi», ha detto il capogruppo del Pd Graziano Delrio, chiedendo anche lui la sospensione dei lavori. Ma messa ai voti, la richiesta di sospensione viene bocciata dalla maggioranza M5s e Lega. Intanto Nesci precisa più volte che quella nomina non è ancora stata fatta, il che scatena ancora di più la bagarre.

In molti chiedono le immediate dimissioni di Nesci, quantomeno da relatrice del decreto in quanto «non è più super partes». La deputata insiste, specificando che Scaffidi non è mai stato un suo «collaboratore stipendiato» e volano scintille: «Ma allora Nesci ha dei collaboratori in nero», si sghignazza. Wanda Ferro di Fratelli d’Italia ci mette il carico, facendo notare che quel collaboratore è destinato a guidare l’Asp del collegio elettorale della Nesci. A nulla valgono le prese di posizione in difesa della Nesci da parte dei colleghi Sapia, Dieni ed altri pentastellati, che incassano bordate feroci nonostante di fatto avessero ottenuto, prima della bagarre, la bocciatura di tutti gli emendamenti al Decreto Calabria, che al momento mantiene la sua formulazione originaria.

Le opposizioni (Pd, Forza Italia e Leu) non mollano, insistono perché il ministero dichiari che Scaffidi non verrà nominato. Il sottosegretario Armando Bartolazzi dice di non conoscere la vicenda: «Mi farò portavoce per far ritirare questa candidatura», aggiunge. A Graziano Delrio non basta: «Non si tratta di far ritirare la candidatura. Il sottosegretario e il ministero devono dire che quella nomina non verrà fatta. Cosa impedisce questo, qual è la difficoltà?». «Non ho contezza di questa nomina», controreplica Bartolazzi. L’Aula rumoreggia e Nico Stumpo (Leu) sottolinea che esiste una lettera uffifciale del Ministero al Presidente della Regione Calabria, del 23 maggio, in cui si comunicano i nomi dei sette candidati a commissari delle Aziende calabresi, tra cui quello di Scaffidi. «Che un membro del ministero - commenta il dem Emanuele Fiano - dica che non ha contezza di una lettera ufficiale, aumenta la gravità. Se il sottosegretario è all’oscuro, venga il Ministro a certificare il fatto». A questo punto Davide Zanichelli (M5s) propone una sospensione dei lavori, richiesta accolta da tutti i gruppi. Una pausa di riflessione su una pagina di guerriglia politica dove il fiele ha esondato fuori da ogni argine, con attacchi pentastellati a Oliverio «indagato anche su vicende relative alla sanità e in particolare alla realizzazione dell’ospedale di Cosenza», ha rimarcato Sapia. E presunte “rivelazioni” sul fatto che due dei nomi inseriti nella lista dei sette commissari proposti dalla struttura commissariale ad Oliverio si troveranno ad avere «doppi incarichi e doppi stipendi».

Alla fine la ministra Grillo arriva in Aula su forte richiesta delle opposizioni, ma non ha nessuna intenzione di cedere alle accuse e contrattacca sin da subito, alzando i toni fino ad arrivare ad urlare a squarciagola: «Stiamo facendo un decreto per una regione che tutti quelli che l’hanno guidata l’hanno fatta fallire siccome non l’abbiamo guidata noi, ma l’hanno guidata prima Forza Italia e poi Pd, avete nominato manager che hanno fatto fallire tutte le aziende sanitarie, bravi, mi risulta che il presidente della regione abbia qualche problema con la legge, è del Pd, non mi fate paura». Le opposizioni insorgono più volte ed è costretto a intervenire più volte il presidente Roberto Fico, che richiama la ministra: «L'Aula ha diritto di chiedere chiarimenti e vanno dati senza commenti perchè l’Aula ha il diritto di capire».

Si scusa con l’Aula se ha mancato di rispetto e annuncia il passo indietro: nessuna nomina a commissario della Asl di Vibo per il collaboratore della deputata M5s Dalila Nesci, relatrice del decreto Sanità Calabria. Dopo la bagarre totale scoppiata in Aula a seguito dell’intervento di Giulia Grillo, la ministra riprende la parola e esordisce con toni completamente diversi rispetto a poco prima: «Se in qualche modo ho mancato di rispetto all’Aula do le mie scuse e non ho problemi a farlo. Mi sono stati rivolti aggettivi dispregiativi, ma la mia è passione per quello che faccio perchè so quanto ho combattuto per questo decreto, dovete consentirmi di avere passione. Ho fatto questo decreto consapevole della missione importante come ministro e che ora avete voi come Parlamento per approvarlo, io non ho nessun attaccamento per un curriculum rispetto a un altro non ho alcun motivo di difendere il curriculum di Scafidi», il collaboratore di Nesci, «ma non vi è alcun conflitto di interessi. Io al decreto ci tengo per i cittadini calabresi, se ritenete che debba darvi una risposta su qualcosa che non è ancora avvenuta, posso senza problemi dire che se questo elemento diventa fondamentale per proseguire noi rinunciamo a qualunque ipotesi - anche se non c'è conflitto di interessi - di fare questa nomina».

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