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Inchiesta sugli appalti a Cosenza, la procura voleva l'arresto di Oliverio e Adamo

Mario Oliverio

Ipotesi corruttiva accertata, procedure amministrative discutibili, un concorso per dirigente di “Calabria Lavoro” palesemente alterato: il gip di Catanzaro, Antonio Battaglia, ha puntigliosamente esaminato la richiesta di misure cautelari avanzata dal procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dal pm Vito Valerio nell’inchiesta su appalti e studi di fattibilità affidati dalla Regione Calabria nell’area di Cosenza.

I magistrati inquirenti - riporta la Gazzetta del Sud oggi in edicola - avevano chiesto l’arresto del governatore Mario Oliverio, dell’ex vicepresidente Nicola Adamo, del dirigente regionale Luigi Zinno, del responsabile della Ferrovie della Calabria, Giuseppe Lo Feudo e degli imprenditori Pietro Ventura e Rocco Borgia.

L’assegnazione ai domiciliari era stata invece invocata per il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, l’ex presidente del consiglio comunale bruzio, Luca Morrone, per i dirigenti regionali Giovanni Forciniti (“Calabria Lavoro”) e Fortunato Varone, per i tecnici Arturo Veltri e Santo Marazzita per gli imprenditori Giuseppe Trifirò Tito Berti Nulli, Armando Latini e Giulio Marchi.

L’appalto più importante esaminato nell’inchiesta riguarda la costruzione della metropolitana leggera (160 milioni d’investimento) destinata a collegare il capoluogo bruzio a Rende e all’Università di Arcavacata.

Il Gip ha ritenuto tuttavia in via generale e per tutti i fatti contestati non configurabile l’esistenza di un’associazione per delinquere escludendo che gli indagati «abbiano agito in forza di un vincolo di natura associativa» ma solo in attuazione di «una prassi generalmente accettata, approfittando della disponibilità di ciascuno a gestire in chiave opportunistica le dinamiche politiche ed in alcuni casi finanche a commettere degli illeciti».

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