Cime innevate, amene valli e città incastonate tra i boschi delle Alpi che guardano alla Francia. Il luogo ideale per scampare alla furia delle faide e alla caccia senza tregua condotta dagli “sbirri” calabresi.
Come si legge sulla Gazzetta del Sud in edicola, la Valle di Aosta è stata per un trentennio il rifugio dei picciotti di mamma ’ndrangheta. È ad Issogne, per esempio, che nel luglio del 1990 viene assassinato Giuseppe Mirabelli, 'ndranghetista coinvolto nella cosiddetta faida di Pagliarelle, scoppiata vent’anni prima nella lontana Petilia Policastro. Uno scontro senza esclusione di colpi tra la sua famiglia e quella dei Garofalo.
Ed è stata proprio Lea Garofalo, la collaboratrice di giustizia uccisa il 24 novembre del 2009 a Milano dal marito Carlo Cosco e dai suoi sgherri, ad aver parlato con la magistratura antimafia di quel quasi dimenticato fatto di sangue.
A Lea, divenuta poi icona del coraggio delle donne contro la mafia, nel 1975 era stato assassinato il padre, Antonio, nell'ambito di quella feroce faida. È lei, perciò, al momento del pentimento ad indicarne il nome dell'organizzatore.
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