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'Ndrangheta in Sila, i nomi degli arrestati

I carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e Reparti speciali hanno eseguito, nella provincia ed in alcune località del nord, 12 fermi nell'ambito dell'operazione Reventinum contro presunti affiliati a due contrapposte cosche di 'ndrangheta, gli Scalise ed i Mezzatesta.

Alcuni indagati sono accusati anche di violenza privata e sequestro di persona dell'avvocato Francesco Pagliuso, ucciso in un agguato il 9 agosto 2016 a Lamezia Terme per una vendetta trasversale ed in particolare per la sua vicinanza a Domenico Mezzatesta, l'ex vigile urbano che insieme al figlio Giovanni uccise, nel 2013 in un bar di Decollatura, Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, ritenuti vicini alla famiglia Scalise.

Ecco i nomi dei fermati: Pino Scalise, 60 anni; Luciano Scalise, 40 anni; Andrea Scalzo, 37 anni; Angelo Rotella, 35 anni; Vincenzo Mario Domanico, 42 anni; Salvatore Domenico Mingoia, 53 anni; Cleo Bonacci, 56 anni; Eugenio Tomaino, 54 anni; Giuliano Roperti, 49 anni; Ionela Tutuianu, 41 anni; Giovanni Mezzatesta, 42 anni; Livio Mezzatesta, 39 anni.

In relazione alla cosca Scalise, con l'odierna misura viene contestato il reato di associazione mafiosa a Pino e Luciano Scalise, Vincenzo Mario Domanico, Andrea Scalzo, Angelo Rotella, Salvatore Domenico Mingoia e Cleo Bonacci. Figure di spicco sono Pino e Luciano Scalise ai quali si attribuisce un ruolo verticistico in quanto titolari del potere decisionale in ordine alla strategia criminale da perseguire, anche con riferimento alle azioni violente rientranti nel programma criminoso collettivo della cosca. Il ruolo di partecipe viene attribuito a tutti i restanti soggetti, affiliati alla cosca Scalise con consapevolezza di scopo e di vincoli, pienamente inseriti nelle dinamiche delittuose, tutti impegnati a diverso titolo nell'affermazione della consorteria sul territorio. Nell'ambito della indicata contrapposizione vanno certamente inquadrati i fatti omicidiari che, a partire dal 2013, hanno coinvolto esponenti di entrambe le fazioni, in una vera e propria faida ancora oggi in atto.

In particolare, il duplice omicidio di Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio, perpetrato in Decollatura il 19 gennaio 2013, e gli omicidi di Daniele Scalise, in Soveria Mannelli il 28 giugno 2014, di Luigi Domenico Aiello, in Soveria Mannelli il 21 dicembre 2014, Francesco Pagliuso in Lamezia Terme il 9 agosto 2016 e di Gregorio Mezzatesta, in Catanzaro il 24 giugno 2017. Con riguardo alla cosca Mezzatesta, viene contestato il reato di associazione mafiosa a Giovanni e Livio Mezzatesta, Eugenio Tomaino, Giuliano Roperti, Ionela Tutuianu. A Giovanni e Livio Mezzatesta oltre che a Giuliano Roperti viene attribuito il ruolo di "rappresentanti" della cosca aventi l'autorità di organizzare i fini e gli scopi perseguiti, pur sempre sotto l'egida di Domenico e Giovanni Mezzatesta, attualmente detenuti e considerati i capi del sodalizio.

Il ruolo di partecipe è contestato a Ionela Tutuianu, moglie del capo cosca Domenico Mezzatesta, esercitando il compito fondamentale di mantenere vivi e "operativi" i rapporti tra gli affiliati detenuti e quelli liberi, rendendosi veicolo di notizie e "imbasciate" da e per l'esterno delle case circondariali. Quale ulteriore affiliato alla cosca Mezzatesta viene indicato Eugenio Tomaino, il quale nell'ambito del Gruppo storico della Montagna aveva ricoperto una posizione di vertice.

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