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'Ndrangheta, strategia del terrore contro i pentiti tra minacce e delitti

Il luogo dell'omicidio a Pesaro

La strategia del terrore. Da tempo i padrini della ’ndrangheta ordinano la soppressione dei collaboratori di giustizia. E il tragico destino dei picciotti diventati “infami” viene spesso condiviso anche dai loro famigliari. Marcello Bruzzese, assassinato il giorno di Natale a Pesaro, è solo l’ultima vittima d’una mafia – quella calabrese – abituata a coltivare una memoria da elefante. Il cinquantunenne caduto nelle Marche era il fratello del collaboratore Girolamo “Mommo” Bruzzese, sotto protezione dal 2003.

La notte di San Silvestro, nella Piana di Gioia Tauro, è stata data alle fiamme l’autovettura della ex moglie di un collaboratore di giustizia. Un messaggio indiretto al marito non più convivente?

Come si legge sulla Gazzetta del Sud in edicola oggi, il primo pentito ad essere ucciso mentre si trovava in località protetta è stato, nell’agosto del 1992 ad Arezzo, Mario Greco, 40 anni, di Cariati. L’uomo viveva sotto mentite spoglie a Frassina: venne scovato dai clan e ucciso con una provocata overdose d’eroina. A svelarne l'assassinio è stata la Dda di Catanzaro.

 

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