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Omicidio di un macellaio a Simeri nel 2015, in carcere due presunti mandanti: vendetta nei confronti del padre

La vittima, Francesco Rosso

Una vendetta covata per anni e consumata da un killer pagato 30mila euro. La Procura di Catanzaro ha fatto piena luce sull'omicidio di Francesco Rosso, il macellaio trentottenne assassinato a colpi di pistola nel suo negozio a Simeri Crichi (CZ) il 14 aprile 2015, avrebbero ottenuto a compenso del delitto.

I carabinieri della compagnia di Sellia Marina, che lo scorso 21 settembre avevano arrestato i 4 presunti autori materiali dell’agguato, oggi hanno chiuso il cerchio, arrestando i mandanti, Evangelista Russo, 70 anni, piccolo imprenditore di Sellia Marina, e Francesco Mauro, suo dipendente, di 41 anni che avrebbe assoldato i killer.

Il gruppo di fuoco sarebbe stato composto da Danilo Monti, 27 anni, di Cerva, nel Catanzarese, ma residente a Lecco, considerato il killer; Gregorio Procopio, 56 anni, il figlio Antonio di 31, entrambi di Botricello (Cz), e il genero, Vincenzo Sculco, trentenne di Andali (Cz).

Dopo gli arresti del settembre scorso, è stato proprio il killer Danilo Monti a confessare il delitto, permettendo agli inquirenti di suffragare l’intera ipotesi investigativa.

Sarebbe stato l’odio maturato tra le due famiglie coinvolte, dissidi nati per beghe di confine e che si sono poi tramutate nella cieca sete di vendetta di Evangelista Russo. Dopo un’accesa lite avvenuta nel 1999 con il padre della vittima, l’imprenditore avrebbe concepito la vendetta nei confronti del suo rivale, fino a uccidergli il figlio.

Mauro, dipendente e factotum di Russo nella sua ditta di tornitura, avrebbe commissionato l’esecuzione dell’omicidio a Monti ed ai suoi complici per un cifra pattuita di 30.000 euro, fornendogli anche l’arma usata per uccidere. «Si è trattato di un omicidio davvero brutto, perché fatto in una macelleria dove poteva esserci tanta gente. Aver trovato i responsabili è stato importante perché in questo modo si ridà fiducia ai cittadini».

Con queste parole il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha commentato l’esito dell’operazione «Quinto Comandamento». Sento il dovere di complimentarmi con i colleghi Vincenzo Capomolla e Alessandro Prontera e con l’Arma dei carabinieri per la loro professionalità e la loro costanza, perché si è trattato di un’indagine travagliata: c'erano anelli mancanti ma adesso - ha sostenuto ancora il procuratore di Catanzaro - abbiamo completato la catena, e questo è importante perché questa operazione rafforza la credibilità degli organi inquirenti e la fiducia dei cittadini».

Il procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla ha ricostruito il contesto nel quale è maturato il delitto: «Un delitto - ha rilevato Capomolla - alimentato da motivi beceri, da sentimenti che esprimono un preoccupante degrado nelle relazioni sociali di una comunità nelle cui pieghe ci sono rapporti improntati all’odio profondo e a una sete di vendetta covata per quasi trent'anni e che si è consumata con un omicidio a pagamento, in pieno giorno e con un impressionante allarme sociale».

All’incontro con i giornalisti è intervenuto anche il comandante della Compagnia dei carabinieri di Sellia Marina, Alberico De Francesco, insieme al tenente Pierantonio Tarantino: i militari dell’Arma si sono soffermati in particolare sugli aspetti tecnici particolarmente complessi dell’inchiesta, simboleggiati dalle oltre 180mila intercettazioni effettuate in questi anni di indagine.

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