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Carnevale, a Capistrano e Piscopio in migliaia per le sfilate dei carri

Si è svolta domenica, sotto la regia di Antonio Mesiano, fondatore e presidente dell’associazione “Amici Capistranesi”, la sfilata di maschere e di carri allegorici per le vie del paese chiuse al traffico veicolare con ordinanza del sindaco Marco Martino, che ha vietato anche il lancio di uova, farina ed altro che potesse arrecare danno a persone e cose , come l’imbrattamento dei muri delle case. Divieto osservato e fatto proprio dal presidente Mesiano sui social e promosso anche dal parroco sac. Antonio Calafati al termine della celebrazione delle messe domenicali.

Sono stati cinque i carri allegorici ed oltre un centinaio i raffiguranti in maschera che hanno preso parte all’allegro corteo che ha visto una maggiore partecipazione di donne rispetto ai maschi, che, assieme ai numerosi bambini in maschera e varieggiati vestiti, non si sono risparmiati nel lancio dei tradizionali e coloriti coriandoli di carta, mentre i “giganti” ballavano al suono dei tamburi ed altri strumenti per vivacizzare e rallegrare la sfilata.

Il corteo è partito da Piazza Renoir alle ore 14,30 ed ivi dopo circa quattro ore si è concluso dopo avere attraversato diverse vie urbane, fra le quali Via Roma, Via Dante Alighieri (traversa interna della Sp 47),Via Vittorio Veneto, Via De Gasperi, Piazza del Popolo, Via Giovanni Paolo II.

In Piazza Renoir, per acclamazione, il presidente Mesiano ha consegnato il primo premio, una targa-ricordo offerta dall’amministrazione comunale, sia per il carro più originale che per la maschera più originale. La vittoria del carro più originale è stata appannaggio di quello raffigurante il personaggio Carnevale (Maria Teresa Tino) che, in isolamento in una camera di ospedale alla fine guarisce dal Coronavirus grazie alle cure di tre dottoresse (Caterina Tino, Silvia Caputo e Fabiola Pasceri), mentre quella della maschera più originale è andata al duo Anna Maria Mandaliti e M. Grazia Montoro  dal tema “Novizie in convento”.

Protagoniste, quindi, al femminile, tranne l’autista (Saverio Zanini) che guidava il carro. Qualche anziano ha ricordato e sollecitalo il ripristino della farsa in dialetto che, fino agli anni Sessanta, veniva recitata nelle piazze.

E a Piscopio, frazione di Vibo, è andato in scena un carnevale di festa e di riscatto sociale. Maschere e carri realizzati dai ragazzi della Pastorale giovanile della parrocchia San Michele, alla guida di don Pietro Carnovale e  dai giovani di Francica, insieme alla Scuola elementare e a tanti  componenti della società civile, per dimostrare che si può stare insieme. Un percorso comunitario partecipativo di spazi sociali,  di comitati, reti territoriali, gruppi cattolici, ma soprattutto di cittadini.

È la riscossa delle nuove generazioni, su cui don Pietro continua a puntare. È la voglia di dignità, di cambiamento. E d’altronde sono gli stessi carri allegorici a dimostrare che il lavoro sinergico apre nuovi orizzonti. Hanno lavorato instancabilmente giorno dopo giorno i ragazzi di Piscopio. Prima la scuola, lo studio pomeridiano e poi, la sera fino a notte, nei capannoni a costruire i personaggi in cartapesta da portare in giro per il paese. Un lavoro di squadra nobilitato da tanta fatica e da grande entusiasmo. Un segno tangibile di chi ha voglia di essere se stesso, di sentirsi libero.

Dice una giovane: "Vogliamo camminare a testa alta, vogliamo dire al mondo che noi siamo piscopisani senza nasconderci". A manifestare questo forte senso di rinascita sono gli stessi carri. “La Carica dei 101”, guidato dalla maestra Rosa Brogna; “La casa di Topolino”; “La Casa di Carte”; “L’Olimpo”; “Il paese dei balocchi”. Quest’ultimo realizzato e voluto dai giovani della Pastorale. Ragazzi e ragazze che stanno seguendo un cammino di fede e di vita e che mille idee hanno in testa proprio per occupare un posto in prima fila lavorando per il bene comune.

Liberi da ogni laccio, seguiti ed incoraggiati da don Pietro Carnovale che di spazi buoni ne sta creando tanti. "Non possiamo cambiare il mondo, ma a piccoli passi il nostro paese può cambiare>,  dicono convinti: Nazzareno, Asia, Domenico, Flavio, Erica, Chiara, Valeria, Alessia, Rossella, Giusy e tantissimi altri giovani seduti sul carro del Paese dei balocchi. Non è la vita guadagnata da scorciatoie  a interessarli. A loro avviso le illusioni producono solo miraggi. La strada da seguire, quella a cui li incoraggia anche Carmela Valia che li segue nelle attività, è quella del sacrificio e della solidarietà. Per  crescere bene, per ribadire che legalità è  cultura, mutuo appoggio, risposta ai bisogni e alle esigenze, in sinergia con l’altro e nel rispetto dell’altro.

 

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