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Lamezia, la retata a Ciampa di Cavallo: quel ghetto dimenticato tra accampamento rom e ospedale - Nomi e foto

Ciampa di cavallo: la nostra Scampia, il nostro Zen o se proprio vogliamo continuare con i paragoni, la nostra Tor Bella Monaca.

Così come avviene nelle grandi città anche Lamezia ha il suo quartiere borderline - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola -, la sua “zona rossa” dove nessuno può entrare fatta eccezione per i residenti e per gli adepti delle varie organizzazioni criminali che si contendono i traffici illeciti del territorio, gli adepti delle varie organizzazioni criminali che si contendono i traffici illeciti del territorio.

Il quartiere Ciampa di cavallo torna alla ribalta delle cronache per l’operazione “Scacco alla regina” grazie alla quale guardia di finanza e magistratura hanno sgominato un sistema ben collaudato di traffico e spaccio di stupefacenti.

Ciò a dimostrazione che tutto il quartiere è terra di nessuno dove l’illegalità diffusa regna sovrana. L’altro fattore molto preoccupante è che il traffico illecito era gestito da una donna, una pregiudicata che era riuscita a coinvolgere nel sistema anche dei minorenni, ragazzini che non hanno ancora raggiunto i 18 e i 14 anni d’età.

Il quadro che ne viene fuori è quello della periferia degradata dove sembra che nessuno possa far nulla per cambiare le cose, per ripristinare la legalità e il vivere civile. L’incuria delle palazzine popolari che compongono tutto il rione, a pochi metri di distanza dall’ospedale civile e dal centro urbano, sono l’emblema di una città che da anni sa e non si occupa volutamente del “bubbone” Ciampa di cavallo.

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