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Tre spari alla testa e il cadavere gettato in mare a Corigliano: tracce di sangue in casa di Longobucco

Potrebbe esserci una svolta nelle indagini sulla morte di Pietro Longobucco, 51enne conosciuto come “U iancu i varrili”, il cui cadavere era stato rinvenuto in mare e ritrovato dalla Guardia Costiera, nello specchio d’acqua antistante le coste del porto di Schiavonea a Corigliano-Rossano, con tre colpi di pistola alla testa.

Nella sua casa di Via Cittadella nel centro storico di Corigliano sono in corso, infatti, una serie di rilievi da parte dal Ris di Messina e dal Sis coordinati dal Capitano della Compagnia di Corigliano Cesare Calascibetta.

Nella casa, infatti, sarebbero state ritrovate una serie di tracce ematiche riconducibili sia al morto che ad altri soggetti che avrebbero potuto uccidere Longobucco e aver lottato con lui prima della sua dipartita.

L’ipotesi degli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia, guidati dal Procuratore Nicola Gratteri, è che Longobucco sia stato sparato in caso e poi il corpo sia stato trasportato è inabissato nel Porto di Corigliano. Ipotesi suffragate da una serie di ritrovamenti di tracce ematiche e altro materiale dietro il divano, sui marciapiedi e in altre zone della casa.

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