La partita politica non è ancora chiusa, ma dal voto dei sindaci calabresi per il Consiglio direttivo dell’Arrical un dato emerge con chiarezza: il centrodestra se la sta giocando con strategia (e probabilmente anche risultati) analoga a quella messa in atto per l’Anci, mentre il centrosinistra non sembra catalizzare i punti di riferimento che pure avrebbe sui territori con una linea chiara e condivisa. I seggi allestiti domenica nei cinque capoluoghi sono serviti a far eleggere ai sindaci calabresi i loro 40 rappresentanti nell’organo dell’Autorità che governa i settori idrico e dei rifiuti a livello regionale. Nonostante tra quelli che entrano diritto (i capoluoghi più Corigliano Rossano e Lamezia Terme) almeno cinque sindaci su sette siano riconducibili al centrosinistra, dai nomi dei restanti 33 molti sarebbero ascrivibili alla compagine di maggioranza alla Regione, che sembra vicina ad avere la meglio anche nel “parlamentino” di Arrical.
Stando alle voci dei giorni scorsi in pole position per la poltrona di presidente del consiglio direttivo d’ambito ci sarebbe il sindaco di Crotone Vincenzo Voce in virtù, pare, di un accordo con il governatore Roberto Occhiuto. Essendo un civico, Voce potrebbe così attirare, oltre al sostegno di chi è collocato in area centrodestra, anche consensi di colleghi sindaci non schierati – almeno apertamente – con le due coalizioni convenzionali. Gli esiti del voto di domenica sembrano corroborare l’ipotesi del primo cittadino crotonese quale papabile presidente, ma il centrosinistra potrebbe in queste ore anche provare a “recuperare” terreno serrando almeno le fila dei sindaci della propria area o cercando magari anche qualche accordo trasversale per non rimanere del tutto fuori dalla partita. A dettare i prossimi passaggi è la legge istitutiva di Arrical che prevede che il presidente della Giunta regionale, entro cinque giorni dallo svolgimento delle elezioni, convalidi con proprio decreto i risultati e proceda all’indizione della prima seduta dell’assemblea dei sindaci. Questi ultimi eleggeranno al loro interno il presidente che dura in carica cinque anni o fino alla cessazione dell’incarico di sindaco. Nella prima seduta va approvato lo Statuto dell’Autorità con il voto favorevole dei due terzi dei componenti del consiglio, altrimenti il Consiglio va riconvocato entro sette giorni per una seconda votazione e, in caso di mancato raggiungimento del quorum dei due terzi, dalla terza votazione è sufficiente la maggioranza semplice.
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