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Un Pd nuovamente vivo fa bene alla Calabria (e perfino ad Occhiuto...)

Il passo in avanti di Nicola Irto rappresenta certamente una svolta per il principale partito dell’opposizione in Consiglio regionale.

Nicola Irto

Metabolizzate due clamorose batoste elettorali, subite a distanza di appena un anno e mezzo, il Pd ha scoperto che l’identità più semplice è in realtà la più complicata: è difficile definirsi Democratici a queste latitudini. Il passo in avanti di Nicola Irto rappresenta certamente una svolta per il principale partito dell’opposizione in Consiglio regionale.

«Vorrei costruire un partito alleato dei calabresi», ha tenuto a precisare il nuovo leader dei dem nella conferenza stampa di presentazione della propria candidatura alla segreteria. Un passaggio formale, perché nella sostanza il congresso è già chiuso.

Irto arriva al vertice del partito sospinto da accordo unitario (di pacificazione?) tra le tante correnti interne del Pd. Incoraggiato perfino dai vertici nazionali - dopo essere stato “sacrificato” qualche mese fa in nome dell’alleanza con il M5S alle Regionali - che vedono nell’attuale capogruppo a Palazzo Campanella il profilo ideale per ricostruire una formazione aperta, allargata, scalabile dalla società. Un partito nuovo non solo dal punto di vista anagrafico, ma soprattutto nella capacità di affrancarsi da talune liturgie viste più volte, capace di interpretare la realtà in movimento con una domanda politica innovativa.

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