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Aiello e il cugino condannato per 'ndrangheta: "Con lui non c'entro nulla"

Francesco Aiello

«Non c'entro nulla con mio cugino Luigi Aiello, peraltro morto 5 anni fa. Con lui non avevo alcun rapporto e ho fatto tutta la mia vita all'università, prima da studente, poi da professore». Lo afferma Francesco Aiello, candidato alla presidenza della Regione Calabria con l’alleanza civica del Movimento 5 Stelle, che commenta l’articolo dei un quotidiano, apparso oggi, in cui è riportata la notizia dei trascorsi del cugino, Luigi Aiello.

Luigi Aiello, ucciso il 21 dicembre 2014 era considerato legato alla 'ndrangheta che faceva parte del "gruppo storico della montagna". Secondo i pm era affiliato alla cosca Mezzatesta ed era in grado di ordinare omicidi e fare estorsioni. Negli anni '80 fu condannato a 11 anni di carcere per omicidio preterintenzionale, rapina, furto e detenzione illegale di armi.

«Peppino Impastato – rammenta Aiello – era figlio di un mafioso e nipote di un mafioso, ma non era mafioso». «Ieri sera – racconta Aiello – avevo già precisato che con mio cugino non avevo alcuna frequentazione. Io sono Francesco Aiello, punto».

«Nella mia vita – prosegue Aiello – ho sempre frequentato colleghi, studenti, dottorandi, magistrati, giornalisti, impegnandomi per la legalità e per la formazione delle nuove generazioni. Nessuno mi ha mai visto con la coppola, con santini bruciati e altri segni del genere. Fare questi accostamenti è un fatto grave, soprattutto sotto elezioni. Ed è lecito chiedersi a vantaggio di chi o di che cosa. Così – conclude Aiello – si ferisce la democrazia, la libertà e la dignità individuale. Tuttavia, ho spalle robuste e anche stavolta non mollo: vado avanti, sicuro di essere sulla strada giusta per contribuire a liberare la Calabria dal malaffare».

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