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Regionali, Santelli: «Col gioco di squadra cambierò la Calabria»

Con l’intervista odierna a Jole Santelli, inizia oggi un piccolo viaggio della Gazzetta del Sud tra i candidati in lizza per la presidenza della Regione Calabria. Obiettivo è far conoscere ai nostri lettori i programmi e i progetti degli aspiranti governatore.

Jole Santelli

L’investitura ufficiale arrivata a pochi giorni dalla presentazione delle candidature; una campagna elettorale ristretta nei tempi e l’esigenza di girare in lungo e in largo la Calabria; la necessità di provare a imprimere una svolta in una terra alle prese con mille emergenze.

Onorevole Jole Santelli, il centrodestra è davvero così unito come lei vuol far credere?

«Io non ho bisogno di far credere che il centrodestra sia unito, lo è nei fatti. Anni di lavoro, rapporti umani, la nostra coalizione ha un collante politico e questo ovviamente aiuta nel percorso di un altro progetto comune».

Dica la verità: non avrebbe potuto difendere meglio la candidatura dell’attuale sindaco di Cosenza Mario Occhiuto dai veti leghisti?

«Decisamente ho fatto tutto quello che era in mio potere fare ed altrettanto ha fatto il presidente Berlusconi. Non ho nulla da rimproverarmi perché ho portato sino in fondo il mandato ricevuto dal partito regionale».

Adesso, al fotofinish, su quali basi è stato sancito l’armistizio con i fratelli Occhiuto?

«Nessun compromesso. Io ho creduto molto nel progetto di Mario e ci ho lavorato, molte idee le abbiamo costruite insieme. Anni di confronti su una Calabria diversa. Ero prontissima a lavorare a quel progetto facendo da spalla. Ora mi trovo in un altro ruolo, ma non sono cambiate certo né le mie idee, né i miei obiettivi».

Come si declina un progetto di governo che passi dall’io al noi?

«In Calabria le aspettative come i problemi, le emergenze come i progetti sono troppe perché chiunque abbia la presunzione e l’arroganza di ritenere di poterli gestire in solitario. Io credo nel gioco di squadra, credo nella valorizzazione delle idee, nel confronto, nella condivisione dei bisogni, nell’evidenza dei meriti. Se vogliamo realmente cambiare abbiamo bisogno di tutti e soprattutto dei calabresi che devono credere nel loro futuro».

I “signori delle preferenze” sono quasi tutti nella sua coalizione. Non teme interferenze se dovesse essere eletta alla guida della Regione?

«È sicuro che i “campioni delle preferenze” siano nella nostra coalizione? Io al contrario vedo persone di esperienza, amministratori, giovani, donne… Vedo uno spaccato della migliore società calabrese. Non ho paura di condizionamenti, credo che ciascuno possa legittimamente aspirare a collaborare in un quadro di progettualità».

Cosa non ha funzionato negli ultimi cinque anni alla Regione? Da dove intende ripartire?

«Il problema maggiore è stato che la Regione più che ente di programmazione e politico è stato solo ed esclusivamente un ente di gestione. Soldi spesi a pioggia, nessuna scelta, nessuna priorità. Ad esempio il Bando borghi poteva essere un’idea vincente ed invece si è rivelata una polverizzazione di risorse, distribuzione elettorale, una nuova occasione mancata. Da dove ripartire? Innanzitutto da una seria verifica del bilancio, e dalla liberazione delle risorse ordinarie. Le percentuali della spesa fissa in Calabria sono terrificanti rispetto alle altre regioni e non consentono alcuna vera forma di progettualità. Liberiamo risorse ed investiamole nello sviluppo».

Nei giorni scorsi è stata nuovamente ad Arcore, a casa dell’ex premier Silvio Berlusconi. Lei ha parlato di progetti importanti per la Calabria cui darebbe il proprio sostegno anche il Cavaliere. Quali sarebbero, nello specifico?

«Sono stata due giorni con il presidente e la parte più bella è stata quella di provare a scrivere con lui un viaggio emozionale della Calabria. È una delle terre più complesse da raccontare, ma contemporaneamente una grande soddisfazione. E poi ovviamente il lavoro. Lui è prima di tutto un grande imprenditore. Mi è servito un confronto serio con lui sul tema produzione e lavoro».

Non vede il rischio che un crollo della partecipazione al voto possa indebolire la legittimazione popolare del presidente che sarà eletto la sera del 26?

«Abbiamo già deciso che ci sarà un crollo della partecipazione al voto? Stabilire di convocare le elezioni a fine gennaio non è il massimo. La scelta però è stata da noi subita. Stiamo cercando di coinvolgere l’elettorato per un’affluenza più marcata».

Se eletta presidente, lascerà la guida del coordinamento regionale di Forza Italia?

«Certo. Il ruolo di presidente di Regione è troppo impegnativo per poter essere coniugato con altri compiti».

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