Al via la campagna elettorale più breve che la Calabria probabilmente abbia mai conosciuto. Chiusa, con grande fatica e con non pochi travagli per le coalizioni principali, la fase della definizione delle liste, i quattro candidati alla presidenza della Regione Calabria - la parlamentare di Forza Italia Jole Santelli per il centrodestra, l’imprenditore Pippo Callipo per il centrosinistra, il docente universitario Francesco Aiello per il M5s e il geologo Carlo Tansi, ex capo della Protezione Civile regionale - sono già nel vivo della sfida elettorale per le Regionali del 26 gennaio, con l’intenzione di accelerare il ritmo dopo le feste di Capodanno e dell’Epifania.
Una ventina di giorni, non di più: è questo il tempo a disposizione per i candidati governatori e per i due schieramenti sulla carta più forti, mossi da obiettivi differenti, perchè il centrodestra vuole riconfermare la regola tutta calabrese che vede, negli ultimi 20 anni, l’alternanza alla guida della Regione mentre il centrosinistra vuole ribaltare questo trend.
Centrodestra e centrosinistra sono però accomunati dal fato di essere arrivati all’appuntamento della presentazione delle liste dopo un cammino tormentato, fatto di divisioni e spaccature: nel centrodestra ha tenuto banco la forte polemica innescata dal sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, di Forza Italia, la cui candidatura a governatore è stata stoppata dalla Lega, nel centrosinistra lo stesso ha fatto il governatore uscente Mario Oliverio, che ha provato a ricandidarsi nonostante il no del suo partito, il Pd.
Alla fine sia l’area espressione di Occhiuto sia quella espressione di Oliverio, dopo aver minacciato la corsa in solitaria, hanno fatto il classico «passo indietro» rientrando nell’alveo delle due coalizioni, che peraltro si presentano ai nastri di partenza con numeri diversi. Sei le liste in campo con la Santelli, che potrà contare sul sostegno di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Udc, Casa delle Libertà e della lista di suo diretto riferimento.
Invece, per Callipo, «orfano» di una lista esclusa per un’insanabile lacuna documentale e sostenuto da un solo partito ufficiale, le liste a supporto sono tre: «Io Resto in Calabria», di sua emanazione, e poi il Pd e la «consorella» Democratici Progressisti. Aiello invece avrà il sostegno di due liste, quella del Movimento 5 Stelle e «Calabria Civica-Liberi di cambiare», composta comunque da attivisti pentastellati, mentre Tansi corre con tre liste, «Tesoro Calabria», «Calabria Pulita» e «Calabria Libera», anche se le ultime due presenti solo in una circoscrizione.
Prime «scintille» tra centrodestra e centrosinistra all’indomani della presentazione delle liste, con i callipiani che hanno criticato la mancanza di rinnovamento e il «trasformismo» che avrebbero animato la compagine del centrodestra (cinque consiglieri regionali uscenti, infatti, si sono candidati nelle liste della Santelli dopo essere stati eletti nel 2014 con il centrosinistra). Una sorta di «antipasto» di una campagna elettorale che si profila accesa, anche se la Santelli si è resa protagonista del classico «beau geste» chiamando Callipo perchè - ha detto la candidata presidente del centrodestra - in questa sfida si è «avversari e non nemici».
Ovviamente, gli analisti politici non mancano di evidenziare il maggiore «peso» specifico delle liste a sostegno della Santelli, il doppio di quelle per Callipo, che ha puntato tutto sul rinnovamento ponendo dei «paletti» talmente rigidi sulle candidature - zero o insignificanti pendenze giudiziarie e limitata «carriera» politica e istituzionale - da costringere anche il Pd a non schierare candidati non in linea con questi target. Contro centrodestra e centrosinistra il M5s Aiello, che sta sollecitando un dibattito sui contenuti, e Tansi, che non perde occasione di attaccare la «casta».
Al di là di questi aspetti, però, finora il confronto non si è soffermato sui programmi, ancora non declinati puntualmente da nessuno degli schieramenti in campo. Tra i temi sul tappeto, comunque, si staglia sicuramente quello della legalità e della questione morale, riproposto fragorosamente in questa campagna elettorale dalla mastodontica operazione anti-'ndrangheta «Rinascita Scott» coordinata dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri, operazione che ha coinvolto anche alti livelli politici in Calabria influenzando anche, sia pure indirettamente, le ultime scelte dei partiti.
Del resto, in Calabria il rischio di un voto fortemente condizionato dalla criminalità organizzata è sempre alto: anche per questo i vescovi calabresi hanno già esortato la politica regionale a «rifuggire da pratiche deprecabili, oltre che illecite, a partire dal voto di scambio, sotto ogni sua forma». Richieste che arrivano anche da alcuni settori della società civile calabrese nella quale in effetti si registrano parecchi fermenti: in Calabria infatti sta prendendo piede il movimento delle «Sardine», che ufficialmente non appoggia nessun partito ma ovviamente invita alla mobilitazione contro l’avanzata dei sovranisti individuati nella Lega di Salvini, partito dato in forte crescita anche in Calabria, dove per la prima volta corre da protagonista.
In effetti, la presenza della Lega, che non candida nessun consigliere regionale uscente, è uno degli elementi che rendono le Regionali del 26 gennaio un appuntamento molto importante per gli effetti che potrà avere sugli equilibri politici nazionali: per questo per lo sprint finale è già annunciata una vera e propria «calata» di uomini di governo e di leader di partito.
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