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Regionali in Calabria, effetto Umbria sui partiti: alleanza M5S-Pd in dubbio

Il centrodestra prende ulteriore slancio, mentre l’ipotesi di un’alleanza tra Movimento 5 Stelle e Pd tramonta forse definitivamente. Sono questi gli effetti che il voto di ieri in Umbria sta scaricando sulla politica calabrese in vista delle Regionali.

Le prime conseguenze sul territorio del trionfo di Donatella Tesei in Umbria non sgomberano il campo dalle tante incertezze che ancora caratterizzano la fase elettorale in Calabria ma sicuramente definiscono con maggiore chiarezza i rapporti di forza tra i vari schieramenti e all’interno degli stessi schieramenti, impegnati in una competizione sulla quale pesano varie incognite.

La prima incognita riguarda la data delle elezioni, che in Calabria non è stata ancora fissata dal governatore uscente, Mario Oliverio. Un’altra riguarda, poi, i possibili effetti legati ad alcune inchieste giudiziarie che stanno coinvolgendo alcuni big della politica regionale, e in particolare due candidati alla presidenza della Regione.

Lo stesso Oliverio, del Pd, e il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, di Forza Italia, per entrambi i quali la Procura di Catanzaro nei giorni scorsi ha chiesto il processo nell’ambito di un’inchiesta su presunte irregolarità nella gestione di alcuni appalti.

Oliverio, che si ricandida alla presidenza della Regione nonostante il «no» della segreteria nazionale zingarettiana, e Occhiuto, espresso da Forza Italia e da altri forze del centrodestra ma osteggiato dalla Lega per il suo coinvolgimento in vicende extrapolitiche, non hanno finora manifestato alcuna intenzione di fare un passo indietro, alimentando così tensioni e fibrillazioni all’interno delle rispettive coalizioni.

Sotto questo aspetto, comunque, il voto in Umbria è destinato ad avere proiezioni anche in Calabria. A livello regionale, infatti, gli accordi tra i partiti finora prevedevano la titolarità della scelta del candidato governatore in capo a Forza Italia, che nei mesi scorsi ha indicato Occhiuto, ma adesso il «boom» in Umbria della Lega e di Fratelli d’Italia, dati in consistente crescita di consensi anche in Calabria, potrebbe spostare gli equilibri nella coalizione di centrodestra.

Forza Italia ancora tiene il punto su Occhiuto, confidando anche nell’opera di mediazione e di persuasione con Matteo Salvini da parte di Silvio Berlusconi, ma nelle prossime ore il centrodestra potrebbe confrontarsi su un candidato di «superamento» dell’attuale impasse.

Nel centrodestra i nomi più «gettonati» sono quelli del senatore di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori e del sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, fermo restando che Occhiuto al momento è sempre in campo: in generale, comunque, il centrodestra non sembra avere particolari problemi sul piano dell’unità della coalizione.

Molto più frastagliato e teso è, invece, il quadro del Pd e del centrosinistra, divisi sia sul perimetro della coalizione sia sull'identikit del candidato alla presidenza tra un’area, sostenuta dalla segreteria nazionale democrat, che finora ha puntato al rinnovamento e alla costruzione di un’intesa con il Movimento 5 Stelle anche in Calabria e un’area che invece vuole ricandidare il governatore uscente Oliverio.

L’esito delle elezioni in Umbria, tuttavia, ha bruscamente interrotto ogni ragionamento sulla replica in sede locale dell’alleanza di governo nazionale, del resto già duramente avversata dagli attivisti e dai parlamentari pentastellati nei giorni scorsi: domani i parlamentari del Movimento si confronteranno con il capo politico Luigi Di Maio, ma emerge chiaramente la tendenza verso il definitivo stop all’accordo con i democrat.

«Domani Di Maio incontra i deputati di Calabria e Emilia, ma mi pare evidente che visto come è andata in Umbria, pensare a qualcosa di simile in quelle due regioni lo escluderei», ha detto Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, a Porta a Porta rispondendo alla domanda se nelle prossime tornate regionali il M5S replicherà l'alleanza umbra.

«Gli elettori umbri - spiega Di Stefano - non hanno gradito il nostro esperimento. Dobbiamo imparare ed andare avanti. Il M5S è un movimento identitario, e gli italiani ci chiedono di andare da soli. L’alleanza è sbagliata per come è stata fatta, come era sbagliata quella con la Lega».

Quanto al Pd, il caos al momento la fa da padrone. Nella prima «uscita» dopo il voto in Umbria il commissario regionale Stefano Graziano e il componente della segreteria di Zingaretti, Nicola Oddati, hanno garantito, a prescindere dall’intesa comunque sempre più improbabile con il M5s, che «indietro non si torna» e che si punta sempre al rinnovamento, ribadendo il no a Oliverio.

Ma il governatore, che in suo sostegno ha una consistente area del Pd regionale e varie forze del centrosinistra ed è sicuramente uscito rafforzato dal voto in Umbria, ha già ribadito di volersi ricandidare, anche, se del caso, senza e contro il Pd: inoltre, Oliverio tiene tutti in apprensione non annunciando la data delle elezioni regionali, per la quale resta ancora aperta, fino a fine mese, la «finestra» di metà dicembre.

Un’ipotesi che preoccupa soprattutto il Pd, che adesso, dopo il tracollo del patto civico con il M5s in Umbria, è in mezzo al guado anche in Calabria, tanto è vero che Graziano e Oddati hanno esplicitamente chiesto a Oliverio di indire le Regionali il 26 gennaio.

Sotto questo aspetto, nelle prossime ore si attendono novità tali da portare qualche certezza in più in un contesto che di ufficialità ha ben poco, a parte le candidature alla presidenza della Regione del geologo Carlo Tansi, già direttore della Protezione civile della Regione Calabria, che guiderà la lista «Tesoro Calabria», e di Giuseppe Nucera, già presidente di Confindustria di Reggio Calabria, con «La Calabria che vogliamo».

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