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Rotazione dei dirigenti in Calabria, carte in commissione Antindrangheta: è polemica

La sede della Regione Calabria

«Apprendiamo che la mancata adozione degli atti per il conferimento degli incarichi di funzione dirigenziale non generale della giunta calabrese ha determinato, udite udite, un intervento della commissione del consiglio regionale contro la ‘ndrangheta e la corruzione, a quanto pare decisa ad approfondire il caso».

Lo affermano, in una nota, i parlamentari del Movimento 5 Stelle Bianca Laura Granato e Paolo Parentela, che obiettano: «Il presidente della stessa commissione, Arturo Bova, forse non ricorda che sul conferimento degli incarichi dirigenziali ed esterni il Movimento 5 Stelle ha presentato una montagna di denunce all’autorità giudiziaria, rispetto alle quali il consiglio regionale calabrese, che ha doveri e poteri di vigilanza e controllo, non ha mai mosso un dito; per esempio circa la nomina illegittima di Santo Gioffrè al vertice dell’Asp di Reggio Calabria e quella di Franco Pacenza quale consulente del governatore Mario Oliverio, entrambe decretate dallo stesso presidente della Regione.

Stavolta – sottolineano i parlamentari M5S – la questione è altrettanto seria, perché si profilerebbe l’aggiramento delle misure anticorruttive previste dal Piano triennale di prevenzione della corruzione. Se non bastasse, i dirigenti regionali ora interessati sarebbero sprovvisti dei necessari poteri per lo svolgimento delle loro funzioni, con tutte le pesanti ricadute sull’ordinaria amministrazione».

«Ci auguriamo – concludono Granato e Parentela – che almeno in questa vicenda la commissione regionale presieduta da Bova sia rapida e concludente e che, peraltro, il presidente del consiglio regionale, Nicola Irto, dia conto ai cittadini calabresi dell’avvenuta, o meno, restituzione alle casse pubbliche dei soldi che Gioffrè percepì nella lunga, illegittima permanenza alla guida dell’Asp di Reggio Calabria».

La procedura della rotazione è sbucata in un vicolo cieco. Nell'oscurità, attenzione ai muri. Sappiamo che il presidente della Giunta ha chiesto alla Responsabile regionale Anticorruzione di farsi portavoce all’Anac dell’istanza di differire il termine dell’applicazione della rotazione che scadeva lo scorso 30 settembre. Non sappiamo ancora come e cosa risponderà l’Autorità nazionale dell’Anticorruzione. "Certo – commenta il sindacato Csa-Cisal –, se dovesse dare un parere negativo, per la Regione Calabria sarebbe una figura barbina, su scala nazionale, e su un argomento serio come la prevenzione della corruzione e sulla trasparenza. Forse il primo caso in Italia".
"In questa situazione tragicomica –aggiunge ancora il sindacato Csa-Cisal – non ci si può dimenticare che da ieri (primo ottobre) la stragrande maggioranza degli incarichi dei dirigenti di settore sono scaduti. Pare che proprio oggi la Giunta dovrebbe deliberare la proroga di un mese della reggenza. Dunque è andata a farsi benedire l’accordanza tanto decantata con il Piano triennale dell’Anticorruzione. Ricordiamo che grazie alla genialata del segretario generale la scadenza dei dirigenti di settore e la rotazione erano stati “incrociati” con la delibera di Giunta 391. Risultato: la rotazione è slittata e non si sa se l’Anac lo consentirà, la scadenza della reggenza dei dirigenti è spirata e in queste ore regna un sentimento di grande incertezza nell’attività amministrativa. I dirigenti sono sfiduciati dall’indifferenza e dalla superficialità con cui si è mossa l’amministrazione. Peraltro, con la proroga di un mese diventano “reggenti precari”. Un capolavoro di scarsa capacità di programmazione e di guidare (o far guidare impropriamente ad altri) la macchina burocratica".

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