Confermati Antonino Candela e Isabella Mastrobuono, silurati nomi “blindati” come Achille Gentile, il manager dell’Annunziata di Cosenza noto per la positiva performance alla guida dell’Azienda. Spunta a sorpresa una lista con tagli e ritocchi, al giro di boa degli ultimi giorni, riguardo ai futuri commissari delle aziende sanitarie calabresi, diversa da quella inizialmente proposta al ministro della Salute, Giulia Grillo.
Nell’elenco dei dg trasmesso ieri al presidente Mario Oliverio dalla struttura commissariale, il nome di Gentile, presente nella lista proposta in prima battuta al ministro Grillo, non compare più. Così come viene a mancare qualche nome prestigioso che, contattato nel primo giro di scouting per reclutare i nuovi vertici delle aziende calabresi, si è tirato indietro al rush finale.
C’è invece, unico nome calabrese, il medico reggino Gianluigi Scaffidi, 68 anni, già dirigente del dipartimento Tutela della Salute, a suo tempo fedelissimo di Scopelliti ed ora vicino alle posizioni politiche della deputata Dalila Nesci. Scaffidi, se il decreto Calabria sarà convertito in legge, dovrebbe guidare l’Asp di Vibo Valentia.
Pertanto l’organigramma sottoposto alle valutazioni del presidente Oliverio comprende sei nomi: Scaffidi destinato all’Asp di Vibo, il palermitano Antonino Candela, 54 anni, all’Asp di Cosenza, il padovano Renzo Alessi, 64 anni, all’Asp di Catanzaro, il pesarese Gilberto Gentili, 61 anni, all’Asp di Crotone e il tarantino Massimo Annichiarico, 61 anni, all’Azienda ospedaliera di Reggio, attualmente in regime di commissariamento prefettizio dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose.
Isabella Mastrobuono, 62 anni, ex dg dell’Asl di Frosinone e docente alla Luiss di Roma, prenderà il timone dell’Azienda ospedaliero-universitaria Mater Domini di Catanzaro.
«Ho appreso che questa mattina il commissario Cotticelli, accompagnato dal sub commissario, si è recato all'ufficio protocollo della Regione per notificare un elenco di nomi che hanno deciso di nominare commissari alla guida delle Asp e delle Aziende Ospedaliere calabresi» ha affermato, in una nota, il presidente della Regione Mario Oliverio.
«Come è noto - prosegue Oliverio - la vera ed unica ragione per cui il ministro alla Salute Grillo ha proposto il decreto legge sulla sanità calabrese, è quella di appropriarsi anche dei poteri di nomina dei commissari delle Aziende sanitarie. Il Governo nazionale, dopo circa 10 anni di gestione commissariale attraverso la quale ha gestito la sanità calabrese sostituendosi alle funzioni costituzionalmente attribuite alle Regioni, con la approvazione di questo Decreto si appropria anche del potere di nomina dei commissari, unica funzione rimasta in questi anni in capo alla Regione».
«Ho già espresso - sottolinea il presidente della giunta regionale -, in occasione della audizione con la commissione competente della Camera dei deputati, la nostra netta valutazione preoccupata e negativa su detto decreto legge. Ho detto in quella sede istituzionale che non siamo interessati a nomine ma alla qualificazione ed al rafforzamento dei servizi sanitari. Necessità che non trova spazio nel Decreto Legge. Oggi per coprire una spregiudicata operazione di potere si chiede un parere trasmettendo un elenco di nomi (d'altronde questo è il senso della trasmissione di un elenco di nomi e non già la ricerca di una intesa) sui quali maldestramente si pensa di camuffare un coinvolgimento della Regione».
«Il Governo ed il ministro Grillo - aggiunge Oliverio - si sono assunti la responsabilità di estromettere la Regione con un atto incostituzionale. Si eviti la farsa e si risponda ai calabresi con atti concreti in direzione del superamento di una situazione inaccettabile. Il nostro unico interesse è dare alla Calabria servizi sanitari qualificati per la tutela e la cura della salute dei calabresi».
«Nell’elenco - conclude Oliverio - c’è la conferma di quanto ho denunciato davanti alla commissione della Camera dei deputati sulla mortificazione delle professionalità calabresi (sono tutti, tranne uno, esterni alla nostra regione) e l’aumento, a giustificazione di tale operazione, di 50 mila euro al mese di indennità più 20 mila euro di spese per le missioni».
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