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Oliverio: "Ho avviato il cambiamento ma purtroppo il Pd non se n’è accorto"

Il presidente della Regione, Mario Oliverio

Presidente Oliverio, appena eletto aveva annunciato che non si sarebbe ricandidato. Ora sembra pronto ad accettare l’invito a riproporsi alla guida della Regione. Strategia o ripensamento?

"Il fatto che la gran parte dei sindaci della mia regione abbia assunto l’iniziativa di chiedermi un incontro con un breve documento dove si esprime una valutazione positiva della mia azione di governo e del rapporto con il territorio e i Comuni, è oggettivamente rilevante. Soprattutto provenendo da chi vive nella trincea delle difficoltà. L’invito a non interrompere il mio impegno, scaturito da un giudizio di merito degli amministratori locali a prescindere dalla loro appartenenza politica, costituisce un elemento di riflessione che mi carica di una responsabilità abbastanza pesante".

 

Mario Oliverio riparte dai sindaci. Perché?

"I sindaci sono l’espressione più vicina ai bisogni del territorio perché vivono con l’assillo di rispondere ai bisogni delle comunità che amministrano. Sono il primo punto di riferimento istituzionale per questioni che si chiamano lavoro, servizi, condizioni sociali. E in una realtà come la nostra, i terminali delle tante emergenze. I sindaci hanno assunto un’iniziativa che pone al centro i problemi del territorio, prioritari per chi governa una regione. Quindi non si può non partire da qui".

 

Il Pd sembra diviso sul suo nome.

"Non ho avuto la possibilità o l’opportunità di verificare gli orientamenti e quindi le presunte divisioni sul mio nome. D’altronde non ho chiesto in nessuna sede pronunciamenti. La mia esperienza di governo la sto portando avanti in forte raccordo con gli amministratori locali, le università, le forze sociali perché chi ha la responsabilità di guidare un’istituzione deve rispondere in primo luogo ai cittadini che rappresenta".

 

Si è sentito sostenuto in questi anni dal Pd?

"Devo dire onestamente che il Pd mi ha sostenuto, anche se non sono mancati i tentativi, subdoli o palesi, di ostacolare o svilire e banalizzare lo sforzo e il lavoro per il cambiamento che ci siamo messi sulle spalle e abbiamo portato avanti, gettando le basi per la fuoriuscita di questa regione dalla palude e dalla marginalità nella quale è stata spinta anche per responsabilità  pesanti delle precedenti amministrazioni regionali".

 

Tentativi subdoli? Interessante…

"I tentativi subdoli sono quelli che si esprimono in modo carsico senza metterci la faccia o assumere responsabilità  in prima persona. Un esempio riguarda la sanità calabrese che è commissariata dal 2010 e che, malgrado i risultati fallimentari del commissariamento che avrebbe dovuto supplire alle inefficienze della Regione, e malgrado i pronunciamenti più volte espressi di superamento del commissario stesso, è stata lasciata nella stessa condizione di partenza. Si sono avvicendati i governi anche a guida Pd e il Parlamento ha approvato una norma per il superamento dell’incompatibilità dei presidenti di Regione nella gestione dei piani di rientro, che però solo per la Calabria non è stata applicata".

 

I "frondisti" del Pd calabrese. Come li interpreta?

"Rispetto le posizioni di ognuno. Dopo il 4 marzo si è aperta una nuova fase nella politica nazionale e il Pd paga lo scotto di una cocente sconfitta. In situazioni come questa le tentazioni di abbandonare la nave sono molto più pervasive. Ritengo necessarie una riflessione e una discussione ancorate alle condizioni economiche e sociali e alle proposte per indicare prospettive più avanzate nella soluzione dei problemi. Questo il terreno sul quale recuperare e restituire credibilità all’impegno politico e alle funzioni di rappresentanza. Chi si attarda in vecchie alchimie non ha capito nulla di quanto sta accadendo, anzi è già accaduto nel Paese e in Calabria. Mi auguro che tutte le iniziative - ripeto: rispettabili da parte mia - siano mosse da questa preoccupazione".

 

Da più parti la definiscono un accentratore.

"Assolutamente no. La Giunta formata da tecnici che ha governato con me in questi quattro anni ha fatto avanzare il cantiere Calabria nel rispetto e in coerenza con il programma di governo presentato agli elettori. I risultati di questo lavoro faticoso cominciano ad essere evidenti, come testimoniano cantieri aperti ma anche istituti specializzati (Svimez, Bankitalia, Istat ed altri) relativamente ai più rilevanti indicatori economici e sociali. Abbiamo risolto i problemi? Ci mancherebbe altro. I problemi sono giganteschi e li abbiamo ereditati in una condizione molto più grave rispetto ad altre regioni dello stesso Sud. Abbiamo imboccato, questo sì, la strada del cambiamento radicale e posto il “treno Calabria” nella direzione giusta. Ora si tratta di spingerlo accelerandone la velocità con l’immissione sempre più massiccia nell’economia e nella società delle risorse che abbiamo programmato, i cui frutti incominciano ad arrivare".

 

Il "civismo" in politica. Parola vuota o scelta concreta?

"Vorrei rilevare al proposito un elemento sul quale poco o niente si è evidenziato in questi anni riguardo all’esperienza di governo da me guidata. La giunta regionale è formata da tecnici che sono espressione di competenze nelle università, di esperienze nell’associazionismo, nelle organizzazioni sociali e nelle professioni. Mi pare che abbiamo largamente anticipato la tendenza con fatti concreti: il primo esempio di civismo è la giunta tecnica. Un’operazione che abbiamo potuto compiere (quella per cui il governatore eletto dal popolo ora può scegliere gli assessori senza il vincolo del cinquanta per cento riservato ai consiglieri regionali, ndr) grazie alla modifica dello statuto che è stato il primo atto di riforma da me proposto nella prima seduta utile del Consiglio regionale di questa legislatura".

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