Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

La musica di Tony Esposito proposta in chiave jazz al Roccella Festival

Serata vibrante di ritmi ed emozioni, con una panoramica sonora a tutto campo che ha abbracciato generi diversi, dal rock al funk, dal jazz ai suoni mediterranei della tradizione partenopea, per la terza tappa del calendario musicale di Roccella Jazz Festival al teatro al Castello.

Sorprendenti e di grande appeal si sono rivelati i sette giovani musicisti e cantanti della formazione bolognese “Rumba de Bodas” (Rachel Doe, voce; Guido Manfrini, sax; Mattia Franceschini, tastiere; Pietro Posani, chitarra; Giacomo Vianello Vos, basso; Alessandro Orefice, batteria; Elia Conti, tromba) a conferma del grande talento compositivo e scenico, capace di “smuovere le folle”, che gli è ormai riconosciuto a livello internazionale. Dall’iniziale “Lucky to be here”, con cui hanno espresso anche la loro “gioia di calcare il palco del Roccella Jazz Festival ed introdurre il concerto del grande Tony Esposito”, passando per “Freaky Funky”, “Strawberry Head”, “Into the wild”, “Think machine” (dedicato al vecchio furgone su cui hanno viaggiato in giro per l’Europa), per citare alcuni dei brani proposti, i Rumba hanno calamitato la platea con la loro verve (tanti applausi per la versatile Rachel Doe) e sin dalle prime note l’hanno elettrizzata, avvolgendola in una magnetica tavolozza sonora colorata di ska, funk, latin vibes e swing. Un “sacrificio” assistere ad uno show così carico di energia e vitalità rimanendo seduti al proprio posto, per il rispetto della normativa anti Covid, senza potersi scatenare sotto il palco, limitandosi a tenere il ritmo con le mani.

Anche il secondo set ha rappresentato per certi versi una festa, soprattutto per i fan storici del Festival roccellese, per via del gradito ritorno, dopo lunghi anni, di Tony Esposito. La performance del percussionista e compositore napoletano, precursore della world music, era molto attesa non solo perché ideata appositamente per Roccella Jazz ma anche per lo spessore della formazione che lo accompagnava, che schierava: Ameen Salem al basso, Lino Pariota alle tastiere, synth e voce, Lino Di Nunzio al sax e, in veste di ospite d’onore, il pianista Antonio Faraò, artista ormai di casa al Festival. Jazzista italiano tra i più quotati a livello internazionale, è stato proprio Faraò a dirigere magistralmente il progetto originale che ha ripercorso in chiave jazz le origini musicali di Esposito a partire dagli anni Settanta, con produzioni legate alla world music, al funk e alla fusion, generi che mettevano in primo piano il gusto della melodia e delle percussioni. Esposito ha regalato anche splendidi assoli. Come per l’incipit della celebre “Kalimba de luna”. Ma gli applausi più calorosi sono stati per l’emozionante omaggio che il percussionista ha dedicato a Pino Daniele, con cui ha diviso il palco nella “super band”, rivisitando con la voce di Lino Pariota successi come “Napule è” e “A me me piace ‘o blues”.

Oggi il Festival approda a Monasterace, nell’area degli scavi dell’antica Kaulon, per una serata tra poesia e musica, tra parola e jazz. Alle 21.30 il poeta, regista e “paesologo” Franco Arminio sarà protagonista del reading Soffio Greco, con le “divagazioni strumentali a braccio” di Mirko Onofrio e Stefano Amato. A seguire l’incontro musicale fra il trombettista Flavio Boltro ed il trio del pianista Daniele Gorgone. Domani al Teatro romano di Marina di Gioiosa Jonica i Fake Jam apriranno la serata che vedrà il ritorno di Giancarlo Schiaffini, in compagnia di Claudio Cojaniz.

Tag:

Persone:

Caricamento commenti

Commenta la notizia