Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

La festa di San Rocco e la tradizione dei "vuti" a Capistrano

San Rocco a Capistrano

Si conclude domenica la festa in onore di San Rocco con la processione pomeridiana, per le vie e viuzze del paese, della statua policroma lignea che, di particolare pregio artistico, fu realizzata nel 1848 dal noto maestro serrese Venanzio Pisani, a devozione del popolo di Capistrano.

La devozione e il culto verso San Rocco (ca. 1295-1327), originario di Montpellier (Francia), in Capistrano si perde nella notte dei tempi, mentre i festeggiamenti civili e religiosi con spettacoli in piazza e la processione risalgono a 171 anni or sono, ossia al 1848, anno in cui la Chiesa Madre accolse la statua del Santo.

Al culto e alla festa di San Rocco è collegata, in Capistrano, la tradizione dei “vuti”, particolari dolci biscottati che le famiglie per “voto” (vutu), promessa solennemente fatta verso San Rocco per invocare la guarigione di qualche familiare o parente, preparano, in casa, utilizzando uova e facendoli cuocere nei tradizionali ed antichi forni a legna. Di solito, i “vuti” riproducono la forma del corpo umano o di quelle parti per le quali è stata chiesta la guarigione.

La tradizione dei “vuti”, sia per invocare la guarigione che per offrirli anche a chi anticamente non aveva la possibilità economica di farli, affonda le sue radici nella vita di San Rocco che operò miracoli guarendo appestati e che venne sfamato da viveri che il nobile Gottardo gli mandava con un cane quando, dopo aver contratta la peste a Vicenza, si era ritirato in un bosco.

Nelle statue e nelle immaginette, S. Rocco , proprio per questo, è raffigurato come un giovane pellegrino che addita una gamba scoperta e piagata, con accanto il cane che gli porta i viveri (un pane).

Anticamente i “vuti” venivano consumati in famiglia ed anche offerti alle persone “riprodotte” con i biscotti o alle famiglie bisognose, dopo averli posizionati (per farli benedire) ai piedi della statua durante la processione oppure in chiesa, deponendoli,poi, in apposite ceste di vimini.

I “vuti” offerti durante la processione od in chiesa erano e vengono acquistati, a prezzo maggiore del reale, dai fedeli che, così, contribuiscono ulteriormente alle spese per i festeggiamenti (complessi bandistici, spettacoli vari, fuochi pirotecnici, “apparato”, luminarie, spese della parrocchia, ecc.).

Anticamente, specie quando la generalità delle famiglie aveva poco danaro ed era dedicata all’agricoltura, oltre ai “vuti”, venivano offerti, in chiesa, per le spese, anche grano, granone, fichi secchi, qualche pollo o maialino o capretto ecc. Il tutto veniva venduto, dopo la processione, a prezzo sempre maggiore al valore di mercato.

A sera, le rimanenze venivano e vengono vendute con asta pubblica (“incanto”) dal palco in piazza, durante la pausa del complesso bandistico o di musica leggera, ecc.

Si ricavavano e si ricavano, così, spesso, entrate superiori alle spese, tanto che con le eccedenze venivano utilizzate per pagare i debiti della “sfarzosa” festa della Madonna della Montana, che ha luogo un mese prima (seconda domenica di agosto dal 1759) oppure per esigenze della parrocchia.

La consuetudine di vendere all’asta pubblica, all’incanto, nella serata di domenica, in piazza, quanto delle offerte rimane invenduto (“Vuti” ed altro) permane ancora oggi.

L’incarico di procedere all’incanto veniva e viene affidato alla persona che più degli altri ha la capacità di facilitare l’acquisto per le innate e riconosciute capacità di destare diletto, stupore, ammirazione per il suo modo di esprimersi e di fare. E per tale mansione non è necessario essere acculturati, tanto che uno degli ultimi “incantaturi” più ricordato è stato Antonio Caputo, detto “Luparo”, analfabeta, recentemente ritornato al Padre.

Come, da tradizione, la festa di San Rocco ha i suoi momenti culminanti e commoventi all’inizio e al termine della processione con la Statua fatta sostare sul sagrato, con il riposizionamento della Statua ai piedi dell’altare maggiore e con i fedeli che, terminata la litania e la preghiera presieduta dal parroco, lasciano la chiesa solo dopo essere devotamente transitati dall’altare maggiore per salutare il Santo.

Caricamento commenti

Commenta la notizia