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Aggressione a Klaus Davi, il "pentito" svela al tribunale di Vibo l'autore del gesto

Emanuele Mancuso
Sarebbe stato Clemente Selvaggio, 26 anni di Vibo ad aggredire  il massmediologo Klaus Davi «prendendogli la telecamera». Vicenda risalente  al novembre di cinque anni fa quando Davi, in compagnia di Alberto Micelotta (all’epoca autori della trasmissione “Gli intoccabili”), si recò allo Jazzolino per intervistare Emanuele Mancuso (figlio del boss Pantaleone Mancuso detto l’Ingegnere), oggi collaboratore di giustizia,  che era ricoverato in seguito a un incidente con un’auto dei carabinieri. Una vicenda ricordata oggi davanti al Tribunale collegiale di Vibo dallo stesso "pentito" durante il controesame nell’ambito del processo a carico del 26enne vibonese coinvolto nell’inchiesta antidroga “Giardini segreti”.
Parlando dell’imputato Mancuso ha  evidenziato che lo stesso sarebbe stato funzionale alla cosca – ovvero ai Mancuso di Limbadi – e che gli era stato presentato «come un ragazzo che era predisposto a compiere qualunque atto, tipo rapine e a sparare per uccidere o non uccidere. Questo era il ruolo all’interno della mia famiglia» ,  ha precisato il collaboratore  aggiungendo che Selvaggio sarebbe stato «protagonista di numerosi fatti gravissimi e tutti collegati a cose di ’ndrangheta. Ad esempio – ha ricordato – era presente in ospedale,  il giorno dopo il mio incidente,  quando ha massacrato di botte  Klaus Davi e gli ha preso la telecamera».
Nel corso dell’udienza, inoltre, Emanuele Mancuso (avv. Antonia Nicolini) rispondendo alle domande dell’avv. Diego Brancia difensore di Selvaggio, ha chiarito il coinvolgimento di quest’ultimo soltanto in due delle numerose piantagioni di marijuana realizzate dal suo gruppo nel Vibonese. Una nel territorio di Nicotera (via Borgo)  e l’altra in quello di Capistrano.  Coltivazioni che, ha evidenziato  il pentito non avrebbero fruttato granché nel senso che la prima non avrebbe avuto ottimali condizioni climatiche,  mentre  la seconda (di circa ventimila piante) venne sequestrata. Al contempo – sempre secondo il collaboratore  – Selvaggio avrebbe avuto altri fornitori. Lo stesso collaboratore e l’imputato – unitamente ad altri 28 indagati, tra i quali l’ex compagna del pentito – all’alba di oggi sono stati raggiunti da ordinanza di misura cautelare nell’ambito di altra operazione antidroga, con l’accusa di  associazione finalizzata  al traffico di droga ed estorsione (tentata e consumata), reati aggravati dalle modalità mafiose.
Sulle rivelazioni in aula del pentito Emanuele Mancuso il quale, durante un'udienza del processo a carico di un solo imputato,  scaturita dall'inchiesta Giardini segreti, ha fatto il nome (per il collaboratore sarebbe stato Clemente Selvaggio, 26 anni di Vibo) di chi aggredì nel novembre 2016 il giornalista  Klaus Davi nell'ospedale di Vibo, interviene lo stesso massmediologo.

“Dopo quattro lunghi anni finalmente un po’ di verità - evidenzia - . Mi riferisco alla aggressione che subimmo Alberto Micelotta ed io all'ospedale Jazzolino nel 2016 da parte di un esponente di spicco della 'ndrina (si è appreso proprio questa mattina)  e di altre 10 persone che erano con lui all'interno del nosocomio. Il Selvaggio è stato definito ‘pronto a tutto anche a sparare’ ha dichiarato Emanuele Mancuso interrogato questa mattina a Vibo. Nonostante continue segnalazioni all’Autorità Giudiziaria , la presenza sul posto di due agenti della questura e benché io l’abbia ribadito alla giudice del tribunale e a Pm, nessuno avverti  l'esigenza di identificare l’aggressore.  Ora che finalmente la verità è venuta a galla - aggiunge Klaus Davi - si chiariranno molte cose su quella notte”.

Inoltre il giornalista, nel ribadire la sua “massima fiducia nelle istituzioni" ritiene che ora la "Procura debba accertare come sono andati i fatti e chiarire il perché nessuno ha ritenuto importante accertare chi fosse presente quella sera all’ospedale e sul motivo per cui il Selvaggio Clemente, già  noto alle forze dell’ordine,  non sia stato fermato visto che era presente e visto che lo videro decine di persone. Ora che l’aggressione in ospedale è stata confermata - conclude -  l’auspicio è che ci siano indagini in merito.”

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