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Valle dell'Esaro, il commando di sicari pronto ad agire a Cuneo

Volevano punire l’uomo che aveva ucciso il figlio del boss Franco Presta. Ritrovate armi e granate del clan dell’Esaro

L'arresto di Roberto Presta eseguito dalla Polizia

La ‘ndrangheta militare. Bene armata, ricca di “azionisti” pronti a saldare i conti con i nemici, ricca di rifugi sicuri da offrire ai latitanti e di nascondigli destinati a custodire armi d’ogni genere. Una ‘ndrangheta - quella attiva nella Valle dell’Esaro - sottovalutata da decenni e colpita duramente dalla procura antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri. Da giorni la polizia è impegnata in operazioni di perlustrazione delle campagne roggianesi e in decine di perquisizioni compiute in casolari e abitazioni. L’offensiva è stata scatenata dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dal pm antimafia Alessandro Riello per smantellare la rete invisibile che ha appoggiato gli affari e gli interessi del gruppo guidato dai fratelli Antonio, detto “Tonino” e Roberto Presta. Un gruppo specializzato nel narcotraffico che è stato disarticolato lo scorso anno con un blitz, coordinato dal procuratore Gratteri, che ha portato prima all’arresto e poi al rinvio a giudizio di 52 persone.

Un lavoro investigativo molto articolato, sviluppato dai poliziotti della Mobile di Cosenza, guidati da Fabio Catalano. Un lavoro che ha fatto finire dietro le sbarre il vertice della cosca orfana del superboss Franco Presta, condannato all’ergastolo ed in galera da ormai otto anni. I fratelli Tonino e Roberto Presta, parenti diretti del padrino, hanno saggiato per quasi un anno la rigida vita del carcere e mentre il primo non ha mostrato segni di cedimento, l’altro ha deciso di saltare il fosso. Dal penitenziario di Frosinone dove si trovava recluso, Roberto ha chiesto di parlare con i magistrati iniziando un rapporto collaborativo svelato dalla revoca degli originari difensori e il trasferimento in un altro istituto di detenzione. La voce del suo “pentimento” è corsa veloce tra amici e compari diventando poi pubblica nei giorni scorsi in occasione dell’inizio del dibattimento davanti al Tribunale di Cosenza.

La famiglia di Presta è stata spostata da Roggiano in una località segreta e sottoposta a protezione. Gli squadroni della Polizia schierati negli ultimi tre giorni, con tanto di unità cinofile, nell’area roggianese pare abbiano trovato il famigerato arsenale della cosca composto da fucili, pistole e addirittura granate. Strumenti di morte micidiali pronti ad essere usati al momento opportuno. Dalla indagine con cui è stata destrutturata lo scorso anno l’organizzazione dedita al narcotraffico della quale l’odierno “dichiarante” era capo e promotore, emergeva addirittura il progetto di inviare un “commando” di sicari a Cuneo dove si trovava recluso Aldo De Marco, il tecnico e riparatore di tv di San Lorenzo del Vallo, autore dell’omicidio, nel gennaio del 2011, di Domenico Presta, giovane e prediletto figlio del capobastone Franco. S’era sparsa voce che De Marco potesse uscire con un “permesso” dal penitenziario e fu organizzata una squadra di killer per farlo fuori. Il blitz omicida non venne tuttavia portato a termine ma gli investigatori ne riportano notizia negli atti ritualmente depositati. Cosa sa Roberto Presta di questa vicenda? E quali segreti particolari conosce, ancora, sulla strage compiuta sempre per vendetta e costata la vita a Rosellina e Barbara Indrieri nel febbraio di 9 anni fa a San Lorenzo del Vallo?

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