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Omicidio Chindamo a Limbadi, inchiesta tutta in salita tra arresti annullati e archiviazioni

Maria Chindamo

Nel luglio dello scorso anno il quadro indiziario sembrava essere stato delineato e composti tutti i tasselli del drammatico puzzle della scomparsa e dell'omicidio di Maria Chindamo, l'imprenditrice di Laureana di Borrello - letteralmente fatta sparire dalla faccia della terra il 6 maggio del 2016 - il corpo della quale non è mai stato ritrovato. Quindici mesi dopo quelle certezze non sembrano essere più tali.  All'impalcatura accusatoria, già nell'agosto del 2019, era stato il Tdl di Catanzaro a dare una spallata con l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta nei confronti di Salvatore Ascone, 54 anni di Limbadi (noto come Turi ‘u pinnularu) principale indagato (avv. Salvatore Staiano e avv. Francesco Sabatino), accusato di concorso in omicidio.

A distanza di circa quattro anni e mezzo dall'omicidio di Maria Chindamo, rimane il mistero della sua scomparsa che - secondo l'accusa - avrebbe potuto essere ripresa dal sistema di videosorveglianza della proprietà degli Ascone attigua a quella dell'imprenditrice in contrada Carini Montalto di Limbadi qualora il sistema non fosse stato manomesso. Manipolazione che avrebbe riguardato l'hard disk interno tramite un'interruzione di alimentazione «cagionata da un intervento manuale diretto a inibire la funzione del registratore», mentre sarebbe anche stata modificata la posizione della telecamera.

L'edizione integrale dell'articolo è disponibile sull'edizione cartacea della Gazzetta del Sud - edizione Calabria. 

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