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'Ndrangheta in Emilia, stangata al clan dei cutresi: condanne per 231 anni di carcere

Al boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, pluriergastolano attualmente detenuto nel carcere milanese di Opera, sono toccati 11 mesi di reclusione. La pena più elevata - 20 anni - è stata inflitti a suo nipote Salvatore Grande Aracri e a Giuseppe Caruso, l'ex presidente del Consiglio comunale di Piacenza originario di Cosenza. La stangata è arrivata dal giudice per le udienze preliminari di Bologna, Sandro Pecorella, che ha condannato 50 imputati coinvolti nell'inchiesta “Grimilde” che hanno optato sia per il rito abbreviato (48) che per il patteggiamento (9).

Nei loro loro sono stati comminati circa 231 anni di carcere. In sei sono stati prosciolti. Il blitz, che scattò il 25 giugno 2019, fece luce sui presunti legami tra la cosca di 'ndrangheta attiva in Emilia e la casa madre di Cutro dei Grande Aracri. Associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, danneggiamento e truffa aggravata: sono questi alcuni dei reati contestati a vario titolo dal pm della Procura distrettuale antimafia felsinea, Beatrice Ronchi. Le indagini sono state una naturale prosecuzione del maxi processo Aemilia (che in primo grado si è concluso con 125 condanne) sul radicamento del clan cutrese nel nord Italia.

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Catanzaro

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