Una lunga e orgogliosa lotta contro il tumore. Jole Santelli non ha mai fatto mistero della sua malattia, che ha iniziato a perseguitarla dall’autunno del 2014. Oltre cinque anni a fare i conti con un dolore grande che la governatrice calabrese scomparsa oggi ha affrontato con coraggio, trasformandolo in energia positiva.
Quando ne parlava, Santelli lo faceva anche per lanciare un messaggio di speranza nella vita, nel futuro e persino nella sanità della Calabria, il «buco nero» della sanità nazionale. Così è stato lo scorso 12 gennaio, in piena campagna elettorale per le Regionali che la vedevano candidata alla presidenza per il centrodestra, in un’intervista al «Fatto Quotidiano».
«Non ho mai nascosto la mia malattia, qui tutti sanno - disse - non voglio neanche però che essa mi perseguiti. Io sono in cura presso il reparto di oncologia di Paola. Da noi ci sono medici eccellenti. Le eccellenze in un mare di incompetenza, clientelismo, ignavia annegano come sassolini nello stagno. Lo so, tante cose non vanno. E io proverò a cambiare».
La Santelli poi confidò retroscena molto intimi legati alla sua convivenza con il tumore: «Quando una persona subisce un attacco così violento alla propria vita - dichiarò - quando il dolore fisico si fa radicale e incomprimibile, allora quella persona ha due strade: deprimersi e farsi portare via dalla corrente, scegliere che il destino scelga per lei. Oppure attivarsi, concentrarsi e soprattutto ribellarsi. Quando Silvio Berlusconi mi offre la candidatura ringrazio felice, ma chiedo due minuti prima di accettare. Chiudo la telefonata e formo il numero del mio oncologo: posso candidarmi? Posso onorare il mandato quinquennale? Il medico risponde: non solo puoi candidarti ma mi auguro che io possa essere il tuo consulente negli anni della presidenza».
E ancora: «La malattia ti dà tanti dolori ma ti fa un grande regalo: ti fa conoscere la libertà, ti aiuta a non avere paura di niente, a non rispettare più le convenienze. La malattia, oltre alla disgrazia, mi ha dato la fortuna di non avere paura della libertà, di essere libera e di sentirmi tale. E non ho paura del coraggio che serve perché quello l’ho dovuto conoscere così bene che è diventato un mio amico fraterno».
I mesi alla guida della Regione non sono stati però facili, per Santelli, costretta a rintuzzare con cadenza quasi quotidiana le dicerie e i pettegolezzi sul suo stato di salute: lo scorso 14 settembre, al culmine delle malignità, a margine di una conferenza stampa nella sede della Regione a Catanzaro Santelli in un fuori onda diventato subito virale sbottò un eloquente «mi hanno rotto i coglioni» e poi definì «miserabili» e «penose» quelle voci. Agli occhi dei cronisti, quel giorno, era apparsa dimagrita, ma energica come sempre.
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