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Task-force veterinaria della Regione Calabria, indennità non dovute: 8 indagati

I componenti della task-force veterinaria regionale percepivano da 9 anni emolumenti aggiuntivi illegittimi. Lo ha scoperto la guardia di finanza di Catanzaro, nell'ambito dell'operazione "Artemide", che ha sequestrato oltre un milione di euro e indaga su otto persone tra veterinari ed alti dirigenti pubblici.

Sequestro preventivo nei confronti di Fabio Arigoni, 60 anni, di Roccabernarda, dirigente veterinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Crotone, destinatario di sequestro preventivo per 351.093,25 euro; Gianluca Grandinetti, 58 anni, di Soveria Mannelli, dirigente veterinario dell’Asp di Catanzaro, sequestro per 273.664,18 euro; Maurizio Anastasio, 63 anni, di Rende, dirigente veterinario dell’Azienda Asp di Cosenza, sequestro di 323.649,74 euro; Achille Straticò, 58 anni, di Bisignano, dipendente dell’Asp di Cosenza, sequestro di 86.247,36 euro; Giuseppe Loprete, 73 anni, di Marina di Gioiosa Ionica, dipendente in pensione dell’Asp di Reggio Calabria, destinatario di un sequestro di 75.529,10 euro.

Si tratta di cinque dirigenti medici veterinari individuati dalla Regione Calabria per far parte della cosiddetta “task force veterinaria”, indagati con l’accusa di abuso d’ufficio per aver indebitamente percepito, dal 2011 e fino al 2019, indennità non dovute, in quanto per norma di legge l’incarico ricoperto non avrebbe dovuto comportare retribuzioni aggiuntive.

Il provvedimento arriva al termine delle indagini del nucleo di polizia economico-finanziaria della Finanza di Catanzaro, sotto la direzione del sostituto procuratore Chiara Bonfadini, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore capo Nicola Gratteri.

L'inchiesta ha dimostrato che a partire dal 2011 e fino al 2019 i componenti della task force, pur essendo stati impiegati ai sensi della legge regionale 8/2003 - che prevede la possibilità di utilizzo dei dipendenti delle aziende sanitarie regionali senza oneri aggiuntivi - avevano indebitamente percepito, tre differenti emolumenti non dovuti.

I pagamenti erano stati determinati con provvedimenti assunti dal coordinatore della stessa task force e dai vertici delle strutture commissariali per la sanità calabrese, nei cui confronti sono in corso ulteriori approfondimenti.

Provvedimenti più volte censurati dal ministero della Salute, deputate a vigilare sulla gestione commissariale, in quanto si trattava di una retribuzione forfettaria ragguagliata a 10 ore settimanali di prestazioni aggiuntive corrisposta indipendentemente dallo svolgimento effettivo delle prestazioni aggiuntive. Conteggiati anche rimborsi chilometrici per le trasferte dall’Asp di appartenenza alla struttura regionale (anche questi non erano dovuti). Previsti anche compensi per ore di reperibilità, che sarebbero astrattamente previsti solo per straordinarie e urgenti esigenze di servizio,esigenze che, in concreto, non sono state riscontrate.

L’erogazione delle indennità era proseguita sino a quando, alla fine dello scorso anno, il commissario ad acta in carica, in seguito a una richiesta di documentazione avanzata in sede investigativa, le aveva revocate con suoi provvedimenti.

Ci sono anche l’ex commissario ad acta per il piano di rientro del debito sanitario della Calabria, Massimo Scura, e l’ex sub commissario Andrea Urbani, attuale direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, tra gli otto indagati dell’inchiesta.

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