Soldi, gioielli e anche prestazioni sessuali in cambio di favori nei processi. Con questa accusa è stato arrestato Marco Petrini, magistrato della Corte d’Appello di Catanzaro, oltre che due avvocati, uno del foro di Catanzaro e uno di Locri.
In tutto sono otto gli arrestati nell'operazione della guardia di finanza di Crotone che ha dato esecuzione all'ordinanza del gip di Salerno su richiesta della Dea del capoluogo calabrese. Sette dei coinvolti sono finiti in carcere e uno (l'avvocato di Locri) ai domiciliari. In manette sono finiti anche Emilio Santoro, Luigi Falzetta, Giuseppe Tursi Prato, Francesco Saraco, Vincenzo Arcuri, Giuseppe Caligiuri e Maria Tassone. Quest'ultima ai domiciliari.
Scoperto un presunto sistema di corruzione a favore di Petrini, presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro nonché presidente della commissione provinciale tributaria. Secondo gli investigatori il magistrato sarebbe intervenuto, in cambio di consistenti somme di denaro, oggetti preziosi e anche prestazioni sessuali per ottenere sentenze o comunque provvedimenti in proprio favore.
Oltre a Petrini, una figura centrale sarebbe stato un insospettabile: un medico in pensione ed ex dirigente dell'Asp di Cosenza. Il medico, secondo quanto emerso, «stipendiava» mensilmente il magistrato per garantirsi il suo asservimento e procacciava nuove occasioni di corruzione proponendo a imputati in primo grado o loro parenti, e a privati soccombenti in cause civili, decisioni favorevoli in cambio di denaro, beni o altre utilità.
Le indagini hanno inoltre accertato, grazie a ricostruzioni bancarie e conversazioni intercettate, la grave situazione
finanziaria del magistrato alla base della sua costante necessità di approvvigionarsi di denaro. Durante una
perquisizione nell’abitazione del magistrato è stata trovata e sequestrata la somma contante di 7 mila euro custodita
all’interno di una busta. Numerose le perquisizioni condotte nei confronti di altri coindagati, di terzi e di società.
Tra i casi allo studio degli investigatori in particolare la possibilità per l'ex consigliere regionale Giuseppe Tursi Prato (in carica nella V legislatura) e poi condannato e interdetto dai pubblici uffici di riottenere il vitalizio che era stato perso in seguito ai guai giudiziari. Ma il giudice avrebbe anche "aiutato" alcuni candidati a superare il concorso per diventare avvocato.
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