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La 'ndrangheta e il business dei ristoranti al nord, al vertice Carvelli: vicino ai Mancuso e ai Pesce

Giuseppe Carvelli, alle spalle una cumulo di pene di 22 anni per traffico internazionale di stupefacenti, risaputi collegamenti con la 'ndrangheta dei Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) e dei Pesce di Rosarno (Reggio Calabria) ma investimenti da milioni di euro in una catena di ristoranti estesa in tutto il nord italia.

È questo il profilo del principale indagato nell’ambito dell’indagine Amleto Tourlè (dal nome della catena di ristoranti) che ha portato a 9 misure di custodia cautelare, e al sequestro di circa 10 milioni di euro in quote societarie e 300 mila in contanti.

L’indagine operata dalla squadra mobile di Milano e dalla divisione anticrimine della questura, e coordinata dalla Dda milanese con il servizio unità anticrimine e servizio centrale operativo della polizia, rappresenta «un cambio di passo e un salto di qualità» nel modo di aggredire la criminalità organizzata «ormai diventata particolarmente raffinata», come ha affermato il direttore del servizio centrale anticrimine, Francesco Messina, questa mattina in conferenza stampa: «È una nuova frontiera nell’azione di contrasto alla mafia - ha aggiunto -, che non abbandona l’azione di contrasto all’apparato militare delle organizzazioni mafiose ma attacca patrimoni e aree nelle quali la criminalità organizzata non esercita il potere militare, ma quello economico».

Avrebbero gestito i ristoranti appartenenti alla nota catena di "giro-pizza" Tourlé, marchio "in franchising", nel nord Italia con "meccanismi propri della criminalità organizzata nella gestione delle attività commerciali", attraverso intimidazioni, prestanome, professionisti, e al "vertice" ci sarebbe stato Giuseppe Carvelli, pluripregiudicato per narcotraffico "vicino" alle cosche calabresi. Lo scrive il gip di Milano Natalia Imarisio nell' ordinanza sul blitz che ha portato a 9 arresti.

Nell'ordinanza si legge che Carvelli, ora tornato in carcere, "con fine pena al 2026" quattro anni fa è stato ammesso "al lavoro esterno" alle dipendenze di una cooperativa a Bollate (Milano) e dal marzo 2017 beneficiava "dell'affidamento in prova ai servizi sociali".

L'attività imprenditoriale nella ristorazione della presunta associazione per delinquere capeggiata da Carvelli, smantellata dalle indagini della polizia, coordinate dal procuratore aggiunto della Dda milanese Alessandra Dolci e dal pm Sara Ombra, sarebbe stata portata avanti tramite le "società Jenever prima ed Heigun poi" e per il tramite di Marco Bilotta, "insieme al socio Luigi Cannella".

L'inchiesta ha documentato gli "sviluppi" delle attività della banda "in espansione" fino "all'apertura" anche di un locale a Torino, oltre alle pizzerie del marchio già presenti nell'hinterland milanese e non solo. L'apertura del ristorante-pizzeria a Torino, scrive il gip, ha "determinato il trasferimento" di una persona "nel Nord Italia per curare le incombenze relative sotto la costante direzione" di Carvelli, a cui erano riconducibili, in pratica, i ristoranti a marchio Tourlé e che dimostrava la sua "indiscussa autorità".

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