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«Toronto? Ormai è peggio di Siderno», le slot nei bar scatenarono la guerra di 'ndrangheta

Brian Bigars, vice capo della York Regional Police canadese

«Ma dove c.. devi andare…, dice che è diventato peggio di qua [a Siderno], un c… di bordello». È il 13 febbraio 2019 quando tale Macrì conversando con un familiare di Carmelo Muià, detto “Mino”, lo sconsiglia di andare in Canada dove, negli ultimi tempi, si sono verificati una serie di eventi delittuosi e di contrapposizioni che avevano colpito anche alcuni dei “maggiorenti” delle famiglie sidernesi operanti Oltreoceano.

Sono alcuni dei retroscena contenuti nell'ordinanza di custodia cautelare dell'operazione “Canadian 'Ndrangheta Connection” che nei giorni scorsi ha portato a 28 arresti.

Dissidi legati pare anche ad una scissione operata da qualche appartenente ai clan calabresi, alleatosi «con i siciliani» presenti in Canada - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola -; una coalizione che, di fatto, poneva quei soggetti in contrapposizione con i loro stessi interessi criminali.

È al gruppo dei “siciliani”, infatti, che secondo uno dei conversanti sarebbero da imputare una serie di azioni violente commesse contro i componenti del “Siderno Group of Crime”, come ad esempio “la bomba al bar di Co’”, l’incendio del locale di “Gimì” e l’uccisione del nipote di “Remo Commisso”.

E le attività di sorveglianza effettuate quotidianamente dal personale dalla York Regional Police canadese permettevano di dare pieno riscontro alle tante anticipazioni prospettate in Italia dai due conversanti, consentendo anche di contestualizzare i contenuti dei flussi di intercettazioni telematiche rimaste attive sugli smartphone in uso ad alcuni indagati anche durante la loro permanenza in Canada.

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