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Corruzione negli appalti in Calabria, nell’inchiesta anche la deputata Bruno Bossio e Adamo

Enza Bruno Bossio

Abuso d’ufficio e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, sono questi i capi d’accusa contestati dalla Procura di Catanzaro al governatore Mario Oliverio nell’avviso di conclusione delle indagini notificato questa mattina ai 19 indagati nell’inchiesta Lande Desolate.

L’accusa di corruzione è contestata anche alla parlamentare del Pd Enza Bruno Bossio e all’ex consigliere regionale Nicola Adamo. Assieme ai politici sono indagati, con la medesima accusa, anche l’imprenditore Giorgio Barbieri e Francesco Tucci direttore dei lavori. In particolare, secondo l’accusa, l’impresa Barbieri avrebbe dovuto bloccare i lavori di piazza Bilotti, a Cosenza, così da penalizzare il sindaco di quella città, Mario Occhiuto, e in cambio lo stesso Barbieri avrebbe ottenuto un finanziamento extra - oltre quattro milioni di euro - per completare i lavori delle piste da sci di Lorica, in Sila.

Nel capo di imputazione si parla di «accordo illecito» per effetto del quale Tucci si sarebbe concretamente adoperato «sia presso i subappaltatori che presso l’ufficio tecnico comunale di Cosenza, ai fini del rallentamento dei lavori in corso a Piazza Bilotti». Adamo e la deputata Bruno Bossio avrebbero fatto pressioni su Tucci affinché non solo rallentasse i lavori ma impedisse l’ingresso nel cantiere del sindaco Occhiuto e dell’assessore Giulia Fresca.

L’obiettivo sarebbe stato quello di un tornaconto politico ossia impedire a Occhiuto di inaugurare la nuova piazza di Cosenza. La contropartita sarebbe stata la delibera del 13 maggio 2016 con cui la giunta regionale, su proposta del governatore, ha destinato un ulteriore tranche di finanziamento, di oltre 4 milioni di euro, all’impresa Barbieri per l’implementazione dei lavori sull’impianto sciistico di Lorica. Per gli inquirenti inoltre il governatore sapeva «dell’incapacità tecnica e finanziaria dell’impresa di portare a compimento i lavori e le opere».

Nel registro degli indagati, oltre al governatore Oliverio, Adamo e Bruno Bossio, figurano anche Giorgio Ottavio Barbieri, 42 anni; Vincenzo De Caro, 66 anni, di Cosenza; Gianluca Guarnaccia, 43 anni, di Montalto Uffugo; Carmine Guido, 58 anni, di Rende; Marco Trozzo, 46 anni, di Cosenza; Francesco Tucci, 63 anni, di Castrolibero; Luigi Giuseppe Zinno, 64 anni, di Cosenza; Marco Oliverio, 44 anni, residente in Casali del Manco; Carlo Cittadini, 43 anni, di Roma; Ettore Della Fazia, 58 anni, di Roma; Gianbattista Falvo, 62 anni, di Mendicino; Rosaria Guzzo, 63 anni, di Castrolibero; Pasquale Latella, 54 anni, di Scalea; Damiano Francesco Mele, 52 anni, di Celico; Paola Rizzo, 49 anni, di Rende e Arturo Veltri 37 anni di Cosenza.

Agli indagati vengono contestati i reati di falso, abuso d’ufficio, corruzione e frode in pubbliche forniture. Nei confronti di alcuni indagati viene ipotizzata anche l'aggravante dell'articolo 7 per avere agevolato la cosca di 'ndrangheta Muto di Cetraro. In particolare, secondo l’accusa, parte degli utili del gruppo imprenditoriale Barbieri sarebbero finiti nella “bacinella” della potente cosca. Al centro dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Catanzaro e condotta dalla Guardia di Finanza ci sono gli appalti per l’ammodernamento dell’aviosuperficie di Scalea  e degli impianti sciistici di Lorica, in Sila.

Le indagini svolte nell’ambito dell’operazione “Lande Desolate”, portate avanti con attività di intercettazione e acquisizioni documentali, avrebbero consentito di ricostruire e documentare «plurime violazioni e irregolarità nella gestione e conduzione» dei due appalti pubblici. L’avviso di conclusioni delle indagini è stato redatto dal procuratore Nicola Gratteri, dagli aggiunti Vincenzo Luberto e Vincenzo Capomolla e dal sostituto Veronica Calcagno. Ora i 19 indagati avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere sentiti dai titolari del fascicolo o depositare memoria difensiva. Solo scaduto questo termine la Procura potrà decidere se proseguire con la richiesta di rinvio a giudizio o al contrario avanzare richiesta di archiviazione.

«Sono appena uscita dalla sala operatoria e ho trovato il mio telefono pieno di messaggi di solidarietà. Non capivo cosa fosse successo visto che l’operazione non era così grave. Poi ho capito. È accaduto quello che i magistrati (anzi i Pm) hanno annunciato fin dal primo giorno dell’inchiesta, nella conferenza stampa del 17 dicembre». A scriverlo sul proprio profilo Facebook è Enza Bruno Bossio.

«Sarei indagata per un sms di protesta inviato al direttore dei lavori di piazza Bilotti (opera appaltata e aggiudicata dal comune di Cosenza) poiché continuava ad autorizzare l’ingresso in cantiere di un ex sindaco che da semplice cittadino si comportava come se l’opera fosse cosa sua - prosegue la deputata -. Incredibile ma vero i Pm hanno considerato evidentemente legittima l’arbitraria presenza di Occhiuto (non più sindaco di Cosenza) in un luogo dove potevano esserci solo addetti ai lavori, mentre meritevole di approfondimento di indagine la mia azione atta a ristabilire la legalità».

«Tutti questi elementi quindi mi fanno stare serena personalmente (un po’ meno per la tenuta democratica) e aspetto con fiducia il lavoro della magistratura giudicante che saprà distinguere il reato dalla persona perseguita», ha concluso Bruno Bossio.

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