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Mazzette e regali, così funzionava l'Asp di Catanzaro

“Satizzi”: così venivano chiamate le mazzette tra i dirigenti dell'Asp di Catanzaro, da due giorni sottoposta alla commissione d'accesso.

A svelare il complesso meccanismo di sovraffatturazione messo in atto da alcuni funzionari dell'azienda sanitaria, è stato, inconsapevolmente, proprio un dirigente.

Grazie a una microspia piazzata all'interno del suo ufficio, gli uomini della Guardia di finanza hanno potuto apprendere dalla sua viva voce come andavano le cose nella sanità pubblica catanzarese.

L'intercettazione, allegata agli atti dell'inchiesta “Quinta bolgia”, svela, annotano gli inquirenti, «un meccanismo illecito operante all'interno dell'Asp mediante il quale dipendenti dell'azienda, da un lato, e imprenditori e fornitori dall'altro si accordano per lucrare sulle forniture dirette all'ente pubblico attraverso spartizioni di rilevanti somme di denaro».

Al centro di tutto, come riporta la Gazzetta del Sud in edicola, c'è la sovraffatturazione che in alcuni casi potrebbe aver raggiunto addirittura il 100%. Il dirigente intercettato spiega in maniera dettagliata ogni singolo passaggio.

Fa un esempio concreto e racconta che al fornitore, a fronte di un importo gonfiato di 309mila euro, va corrisposto il prezzo reale della fornitura, in questo caso 150mila euro, aumentato della maggiore Iva che lo stesso fornitore è costretto a versare a causa della sovraffatturazione.

Nell'esempio fatto dal dirigente circa 30mila euro, quindi, pari al 20% di Iva su 150mila euro. Al fornitore, prosegue la spiegazione del funzionario, rimangono 180mila euro. Secondo il dirigente quindi la differenza tra il prezzo complessivo gonfiato, ossia i 309mila euro, e il prezzo di 180mila euro realmente corrisposto al fornitore corrisponde alla tangente per il personale dell'Asp.

 

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