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Bufera su Morra, lui resiste ma anche il M5S lo scarica e la Rai cancella la sua presenza - Video Fb

Fulminea, bipartisan, incessante: sul presidente della commissione Antimafia Nicola Morra si abbatte una tempesta politica senza precedenti negli ultimi mesi. Le frasi del senatore M5S su Jole Santelli e sul voto dei calabresi innescano la rivolta del centrodestra, l'ira di Italia Viva, lo sdegno del Pd e perfino la presa di distanza del suo partito.

"Mi scuso con chi è malato ma sono stato strumentalizzato, non mi dimetto", è la trincea di Morra che, in una diretta facebook, risponde punto per punto a chi lo bolla come "infame": "i partiti si sono mangiati la sanità calabrese e il problema sarei io?".

L'ultima puntata dell'"Odissea" politica (e sanitaria) della Calabria inizia quando, giovedì, Morra viene intervistato da Radio Capital sul presidente del Consiglio Regionale Domenico Tallini, finito ai domiciliari.

"Tallini è stato il più votato nel collegio di Catanzaro. È la dimostrazione che ogni popolo ha la classe politica che si merita", spiega Morra che, insistendo nel suo personale "rimprovero" ai suoi corregionali, passa oltre: "Sarò politicamente scorretto, era noto a tutti che la presidente della Calabria Santelli fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato Santelli, politicamente c'era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev'essere responsabile delle proprie scelte".

Ed è su queste parole che si scatena la tempesta. Con Matteo Salvini, Giorgia Meloni e l'intera FI a guidare la rivolta. "Morra si sciacqui la bocca e si dimetta", attacca il leader della Lega. "E' indegno, non restano che le dimissioni", gli fa eco Antonio Tajani. "E' disgustoso, vada via", incalza Fabio Rampelli.

La bufera si allarga, investendo anche la maggioranza. "Sono affermazione inaccettabili, chieda scusa", è la richiesta di Ettore Rosato di Iv. "La pazienza ha un limite", avverte il Dem Fausto Raciti. In serata, per il senatore arriva anche la "tegola" della Rai. Morra era infatti atteso come ospite al programma di prima serata di Raitre Titolo V. E la sua partecipazione aveva scatenato anche l'ira di Tajani.

Ma, come racconta lo stesso senatore sui social, una volta giunto a Napoli per partecipare alla trasmissione Morra apprende che la sua presenza è cancellata "per decisione della Direzione di Rete". "Loro non si arrenderanno mai, io neppure", replica il presidente dell'Antimafia.

Ma la scelta di Viale Mazzini viene applaudita da Salvatore Margiotta del Pd e Maurizio Gasparri di FI. Dalla Calabria Roberta Santelli, sorella di Jole, si sfoga sui social: "Si vergogni come uomo e come politico, e per favore si dimetta". Mentre il presidente facente funzioni della Regione Nino Spirlì parla di "vergogna, scelleratezza, volgarità, commentando le parole di Morra".

Che, col passare delle ore, perde anche il sostegno del M5S. Prima Luigi Gallo, poi Giorgio Trizzino, infine il capogruppo alla Camera Davide Crippa parlano di parole "inaccettabili". Su twitter, l'hashtag #Morradimettiti è il secondo trending topic del giorno. E, a metà pomeriggio, il M5S prende ufficialmente le distanze. "Le sue affermazioni non rispecchiano il nostro pensiero", si legge in una nota.

I vertici del Movimento, secondo quanto filtra dagli ambienti pentastellati, sono a dir poco irritati. Anche perché, sottolinea una fonte, le frasi di Morra rischiano di indebolire il "peso" del M5S nella scelta del futuro commissario alla sanità in Calabria. Ruolo per il quale Morra è stato un sostenitore della prima ora di Gino Strada.

Ma chi pensava ad una capitolazione del senatore si sbagliava. Morra non ci sta. Si scusa con chi è malato oncologico ma ribadisce il suo concetto, quello della "responsabilità" di chi vota. "Non 'rivergino' chi finora si è trastullato", attacca il senatore. Che ne ha anche per i suoi compagni di partito. "Nel M5S hanno voluto fraintendere perché sono un ruvido, un rompib...", sottolinea via Fb l'esponente calabrese. Che, però, nel Movimento, incassa la solidarietà di pochi. Tra questi Barbara Lezzi e Carla Ruocco, parlamentari piuttosto lontani dall'ala governista.

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