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A colloquio con la calabrese Micaela Foti: "Buongiorno amore", per esserci e resistere

"Club e piccoli teatri sono la mia dimensione. Ma che voglia dell'arena di Reggio"

Un giorno una signora le disse: fai una foto sotto al palco, porta fortuna. Micaela accettò il consiglio e quello scatto lo fece di corsa. Il palco era l’Ariston, ci andava già da bambina sognando di tornarci da grande. E quel presagio si è realizzato, prima con Ti lascio una canzone  (“la trasmissione la registravamo da lì”), poi con la partecipazione a Sanremo Giovani, nel 2011, a 17 anni, con “Fuoco e cenere” (che in seguito divenne un Ep omonimo). Arrivò seconda, ma per il televoto vinse lei.

Fu l’inizio di una carriera, quella di Micaela Foti, partita da Reggio Calabria verso il mondo della musica e ancora in viaggio.

Il 12 febbraio è uscito l’ultimo singolo, s’intitola “Buongiorno amore”, parla di un’esigenza. Del grande momento di verifica che è stato il primo lockdown.

“Le coppie scoppiate, tante persone costrette a vivere nello stesso ambiente, tanto, tutto il tempo insieme. Un anno dopo siamo sempre in casa, stretti, a tratti costretti. L’obiettivo era portare alla luce situazione che ancora esiste e insiste, ma volgendola al positivo. Questa canzone parla di passione e della voglia di restare, di superare, del bisogno di ascoltare e capire. Del non rinunciare”

Come va a finire la storia?

“Il video lascia aperto il finale, con questa coppia (interpretata da Francesco Bomenuto, di Cirò, e Alessandra Carrillo) che rimane sospesa, ma su un punto d’incontro. Gli attori sono stati stupendi, hanno restituito l’intenzione giusta”.

“Buongiorno amore” anticipa un disco?

“Voglio procedere per step. ‘Fuoco e cenere’ e ‘Splendida stupida’ (scritta da Kekko dei Modà) ormai risalgono a un po’ di tempo fa. In questa mia fase discografica scelgo di raccontarmi per fotografie, magari prima o poi le raccoglierò in un album, ma al momento mi sento così. In crescita”

Hai cominciato a crescere da piccolissima, con Ti lascio una canzone…

Mentre a 14 anni le mie amiche facevano le cose da adolescenti…io lavoravo e avevo la responsabilità del mio sogno”

Un sogno nato da te o qualcuno ha intuito questa passione?

“Cantavo sempre e ovunque. I miei mi hanno indirizzata portandomi dal mio maestro di canto. Prima dei palchi, ho studiato tecnica vocale a Reggio col maestro Franco Dattola che per me è stato un secondo padre. Mio papà canta ogni tanto in macchina, mia madre non l’ho mai sentita. Le mie sorelle…organizzavamo gli show davanti lo specchio di casa”

Poi hai fatto un viaggio per capire dove volevi andare

“Sono stata negli stati Uniti per ricercare, esplorare il mio suono. Per elaborare la vita che cambia e ti cambia e capire dove mi porterà”

Rimarrete a lungo tu e il pop o si intrometterà altro?

“In Buongiorno amore ci sono influenze. Più c’è meglio è, almeno secondo me è così che si crea lo stile”

L’accento calabrese non lo sento più

“Vivo da 10 anni a  Roma, ma ultimamente parlo molto dialetto. Sai quell’intercalare che rende meglio il concetto? La Calabria è la mia terra, non ci torno da settembre scorso, mi manca il mare, l’aria di casa, casa stessa. Forse quelle frasi parlano anche di questa nostalgia”

Tra poco l’estate, magari i live. C’è una dimensione che preferisci?

“I posti piccoli sanno di casa. Si crea empatia, c’è connessione. Io sono una “calabrisazza” d’oc, cucino, organizzo le feste in casa, cerco l’intimità con le persone, quindi i club e i piccoli teatri sono la mia dimensione. D’estate però prevale la voglia d’aria, magari anche all’arena di Reggio dove il vento ha la sua sensazione”

Tornerai a Reggio?

“Mi incatenerò alla spiaggia appena possibile. Reggio è casa, quando non ci sto ci torno, quando riparto me la porto con me”

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