Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Lo Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori “Calabria” celebra i suoi primi trent’anni

«Negli anni abbiamo scoperto decine di covi e di bunker – ha raccontato di recente all’agenzia Agi il comandante Ivan D’Errico –. La Calabria ha una morfologia molto particolare e i latitanti hanno sempre sfruttato la conoscenza del loro territorio caratterizzato da zone montuose non facilmente raggiungibili». Si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, di «nascondigli costruiti in modo piuttosto semplice». Nulla a che vedere con gli appartamenti segreti di tre stanze sotto le ville-bunker scoperti in Campania. Resta tuttavia imprevedibile dove si trovino effettivamente i bunker: la fantasia degli ’ndranghetisti e la capacità di trovare nascondigli non ha davvero limiti.

«In Calabria – ha spiegato ancora il comandante D’Errico all’Agenzia Giornalistica Italia   – lo sfarzo e il lusso in contesti di questo tipo non esistono. I rifugi sono quasi sempre spogli e ridotti all’essenziale. Sono destinati a ospitare uno o più latitanti per periodi determinati di tempo. Una volta scoperti e smantellati da noi, vengono abbandonati. Hanno tutti accessi molto complicati. Una persona “normale” difficilmente concepirebbe l’idea di andare a vivere lì. Ma chi vuole essere irreperibile ragiona in altra maniera». Ben diverso, insomma, dalla “latitanza dorata” dell’immaginario collettivo.

«Il latitante calabrese nei suoi rifugi ha sempre le stesse cose: una televisione o una radio per essere aggiornato, a volte libri e giornali per leggere, illuminazione ridotta all’osso. Abbiamo trovato armi, qualche volta soldi, ovviamente viveri di conforto. E, caratteristica comune a quasi tutti i covi, immagini e simboli sacri, santini, crocifissi, la Bibbia», ha concluso il comandante dei “Cacciatori”.

Caricamento commenti

Commenta la notizia