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"Libera" celebra le vittime della mafia. Franca Ferrami: “Mio fratello è stato dimenticato”

Oggi Libera celebra pure in Calabria il ricordo delle vittime innocenti della violenza. Tanti i nomi di uomini, donne e bambini assassinati nella regione. Ci sono magistrati come Francesco Ferlaino e Nino Scopelliti; esponenti delle forze dell'ordine come Antonio Sanginiti, Salvatore Aversa, Stefano Condello, Renato Lio, Antonino Fava, Vincenzo Garofalo; il direttore di un carcere, Sergio Cosmai; imprenditori come Mario Dodaro, Lucio Ferrami e Gennaro Musella; professionisti come Ferdinando Barbalace e Stefano Ceratti; medici come Domenico Nicolò Pandolfo e Giuseppe Marino; pensionati come Giuseppe Bicchieri e Ferdinando Chiarotti; esponenti politici come Giannino Losardo, Peppe Valarioti, Francesco Fortugno, Luigi Ioculano; donne come Maria Chindamo, Giuditta Levato, Lucia Precenzano, Roberta Lanzino, Rossella Casini, Annunziata Pesce; sacerdoti come Giuseppe Giovinazzo; bambini come Cocò Campolongo,  Michele e Francesco Facchinesi, Mariangela Ansalone, Domenica Zucco, Marcella Tassone, Salvatore Feudale, Domenico "Dodò" Gabriele, Giuseppe Bruno, Rocco Corica, Pasqualino Perri,  Attilio e Bortolo Pesce, Serafino Trifarò. Le vittime calabresi sono 180 e le loro storie si somigliano: raccontano di esistenze spezzate e, spesso, dimenticate. Le iniziative previste oggi e domani nella regione vedranno impegnati presidi e coordinamenti di Libera attivi a Cosenza, Catanzaro, Crotone, Palmi, Cetraro, Limbadi,  Bagnara, Vibo, Soriano, Reggio,  Locri e Polistena.

Tra le vicende ricordate dall'associazione fondata da Luigi Ciotti e guidata in Calabria da don Ennio Stamile c'è quella di Lucio Ferrami, assassinato a Guardia Piemontese il 27 ottobre del 1981.  L'imprenditore si ribellò agli estorsori che gli chiedevano il "pizzo" e li denunciò. Il coraggio mostrato gli costò la vita. Venne ucciso poche settimane dopo mentre era in auto in compagnia della moglie, Maria Avolio. Mandanti ed esecutori del delitto sono rimasti impuniti. E la stessa storia di Ferrami è caduta nell'oblio fino a quando, otto anni fa, l'associazione antiracket di Cosenza non ha deciso di prendere il suo nome. L'imprenditore infatti fu tra i primi nella regione a denunciare, in perfetta solitudine, gli "esattori" della 'ndrangheta. Oggi gli è intitolato il presidio di Libera sorto a Cetraro. La sorella, Franca, è invece la coordinatrice del presidio di Cosenza.

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