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'Ndrangheta, Gratteri: "Ho paura, ma non ha senso vivere da vigliacchi. Prego? Sì, per gli altri" - VIDEO

Il procuratore distrettuale di Catanzaro, è una icona della lotta alla mafia in Italia (e non solo). In una intervista alla Gazzetta parla del suo rapporto con la morte e con la paura e racconta del suo particolare legame con la fede e la religione

Un magistrato “scomodo”. Abituato  a dire sempre come la pensa, scansando le ipocrisie e il politicamente corretto. Pur avendo ricevuto tante proposte è sempre rimasto nella sua terra. Vive a Gerace. «Sono rimasto in Calabria perché ho sempre pensato e sognato, con il sostegno di tutte le persone perbene, di poter cambiare il destino di questa terra. Nel mio piccolo ho sempre sognato di poter contribuire a fare il possibile  perché un giorno si possa finalmente dire che la priorità in Calabria non è la ‘ndrangheta che toglie la libertà, controlla il battito cardiaco  e soffoca la regione».
Nicola Gratteri, procuratore distrettuale di Catanzaro, è una icona della lotta alla mafia in Italia (e non solo). In una intervista alla Gazzetta parla del suo rapporto con la morte e con la paura e racconta del suo particolare legame con la fede e la religione. Svela poi l'importanza di vivere una vita molto sacrificata sapendo, però, di lottare in difesa dei dritti di persone costrette a subire la tracotanza delle organizzazioni mafiose. Gratteri racconta della pericolosità della massoneria deviata capace di condizionare le scelte politiche, d'influenzare quelle economiche e d'interferire persino in certe vicende giudiziarie.

Il capo della magistratura inquirente di Catanzaro è stato oggetto in questi anni  di molti progetti di attentato. E vive sotto scorta sin da quando era pm alla procura di Locri. Oggi gira su jeep blindate, spesso da solo in macchina perché non vuole esporre gli agenti di scorta a ulteriori rischi. La sua è una vita molto sacrificata, interrotta solo da interventi in convegni pubblici o nelle scuole per parlare agli studenti. Ma qual è il suo rapporto con la paura e con la morte? «La paura va addomesticata. Bisogna allenarsi a non lasciarsi andare. Bisogna ragionare con la morte, capire se quello che stiamo facendo vale la pena di farlo. Non ha senso vivere da vigliacchi, io sono perfettamente cosciente del rischio e della sovraesposizione soprattutto in certi momenti, specialmente come quello di ora. Epperò io non riuscirei a vivere in un altro posto sapendo che sono andato via per codardia. La paura ce l’hai quando noti un movimento strano, una macchina che non dovrebbe trovarsi lì... Ecco ci sono momenti in cui sento forte il timore e la lingua, per reazione, mi diventa amara. Ma non mollo, penso a tutto quello che bisogna fare e vado avanti». Il procuratore Gratteri parla pure dell'ultimo libro di Luca Palamara - "Il Sistema"  - sostenendo che l'ex presidente dell'Anm, ora espulso dalla magistratura, non abbia fatto tutto da solo e che sappia molte più cose di quelle che ha raccontato.

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