Il capo della magistratura inquirente di Catanzaro è stato oggetto in questi anni di molti progetti di attentato. E vive sotto scorta sin da quando era pm alla procura di Locri. Oggi gira su jeep blindate, spesso da solo in macchina perché non vuole esporre gli agenti di scorta a ulteriori rischi. La sua è una vita molto sacrificata, interrotta solo da interventi in convegni pubblici o nelle scuole per parlare agli studenti. Ma qual è il suo rapporto con la paura e con la morte? «La paura va addomesticata. Bisogna allenarsi a non lasciarsi andare. Bisogna ragionare con la morte, capire se quello che stiamo facendo vale la pena di farlo. Non ha senso vivere da vigliacchi, io sono perfettamente cosciente del rischio e della sovraesposizione soprattutto in certi momenti, specialmente come quello di ora. Epperò io non riuscirei a vivere in un altro posto sapendo che sono andato via per codardia. La paura ce l’hai quando noti un movimento strano, una macchina che non dovrebbe trovarsi lì... Ecco ci sono momenti in cui sento forte il timore e la lingua, per reazione, mi diventa amara. Ma non mollo, penso a tutto quello che bisogna fare e vado avanti». Il procuratore Gratteri parla pure dell'ultimo libro di Luca Palamara - "Il Sistema" - sostenendo che l'ex presidente dell'Anm, ora espulso dalla magistratura, non abbia fatto tutto da solo e che sappia molte più cose di quelle che ha raccontato.
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