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Inchini, santini e riti di affiliazione: ecco la religiosità deviata delle cosche

Padrini di 'ndrangheta, santini nei bunker, inchini nelle processioni, summit a Polsi. È piena zeppa di racconti di religiosità deviata la storia delle 'ndrine, e non soltanto in Calabria. Papa Francesco in persona, nel 2014, dalla Piana di Sibari pronunciò contro gli uomini della 'ndrangheta una vera e propria scomunica. Oggi sulle processioni - e tutto ciò che vi ruota intorno - c'è massima attenzione e d'incolpevoli Santi protagonisti di ossequiosi inchini non si avverte certo la mancanza. (Ieri la notizia del foglio di via obbligatorio a quattro persone originarie di Bagnara Calabra che in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna di Polsi, si erano intrufolate tra i portatori della statua).

Clamoroso il caso di luglio del 2014, ad Oppido Mamertina, nella Piana di Gioia Tauro. Durante la processione della statua della Madonna delle Grazie il comandante dei Carabinieri si allontanò dopo che l'effigie fu fatta sostare, in segno di omaggio e di rispetto, nei pressi della casa del boss Giuseppe Mazzagatti. Poco dopo a San Procopio un altro episodio dubbio con una sosta sospetta nei pressi della casa di Alvaro. Quegli episodi fecero scattare l'immediata presa di posizione del vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, monsignor Francesco Milito, che dispose la sospensione per tre anni di tutte le processioni religiose nella Piana di Gioia Tauro con l'istituzione di una commissione che ha elaborato un vademecum per tutte le parrocchie e associazioni.

Ma già negli Anni '90, a Seminara, il sindaco dell'epoca, Salvatore Costantino impose con ordinanza alla processione patronale un percorso diverso da quello sino a quel momento seguito, per impedire che il corteo si fermasse, come per tradizione, in prossimità dell'abitazione del capobastone locale. Quando, però, la processione giunse nel punto non più previsto, i portatori violarono le disposizioni sindacali e ripresero l'antica consuetudine in sfregio al primo cittadino bollato come “infame”.

Non meno eclatanti gli episodi nella confinante provincia di Vibo Valentia, con il caso dell'Affruntata di Sant'Onofrio trasformata in “vetrina” della tracotanza delle cosche locali.

Ma quanto la criminalità organizzata utilizzi e viva la sua singolare religiosità è emerso con forza nel 2010 con l'operazione “Crimine” della Dda di Reggio. Durante le indagini, infatti, gli investigatori piazzarono delle microtelecamere vicino al santuario di Polsi, filmando in “diretta” gli sproloqui di Domenico Oppedisano, da Rosarno, una sorta di custode delle “regole” della 'ndrangheta. Il vecchio “uomo di rispetto” disquisiva di gerarchie, ruoli e famiglie a due passi dall'effigie della Madonna da sempre riferimento per la 'ndrangheta. E non è un caso che lo stesso rito di affiliazione alle cosche venga celebrato lasciando bruciare un santino di San Michele Arcangelo o un'immaginetta della Madonna di Polsi, come dimostra il ritrovamento di una piccola immagine sacra bruciacchiata nelle tasche di una delle vittime della strage di Duisburg, avvenuta il 15 agosto del 2007. Immaginette che facevano parte dell'armamentario trovato in casa del superboss di Cutro, Nicolino Grande Aracri: un quadro con cornice in oro della Vergine di Polsi, due statue della Madonna della Montagna e di San Michele Arcangelo, contemporaneamente protettore della Polizia di Stato e patrono dei mafiosi calabresi.

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