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Rocco Commisso e Gennaro Gattuso, adesso la Fiorentina parla il dialetto calabrese

Uno ha le sue radici a Marina di Gioiosa Jonica, l'altro viene da Schiavonea, frazione di Corigliano. Rocco Commisso è il ragazzino sbarcato in America, che è diventato uno degli uomini più ricchi con la sua Mediacom, l'azienda che ha fatturato due miliardi di euro nel 2020 e che ha il record di ben 97 trimestri chiusi in attivo. Gennaro Gattuso è per tutti "Ringhio", il calciatore prima, l'allenatore ora, che più incarna lo spirito calabrese, quello autentico, rude e scontroso, generoso e genuino, ricco di valori semplici e di amor proprio.

Parlerà calabrese la Fiorentina del 2021-22. Un binomio inedito, che potrebbe fare la fortuna del Club viola, da sempre una delle società più prestigiose del campionato italiano, che però negli ultimi anni ha visuto periodi complicatissimi, tragedie come la morte del suo capitano Astori, il cambio continuo di allenatori, il rischio concreto di retrocessione. Si volta pagina, come annuncia raggiante lo stesso Commisso. Gattuso, dopo l'esperienza non facile di Napoli, si rimette in gioco con la sua proverbiale grinta e la voglia di spaccare il mondo. Quel mondo che "Ringhio" conquistò, assieme a tutti gli altri protagonisti della nazionale di Lippi, nel 2006. Ha sempre fatto gavetta Gattuso, e tutto quello che ha avuto, se lo è preso con le sue mani. Lui, nato a Corigliano Calabro nel '78, piccolo, "brutto" e per di più calabrese, venne scartato dal Bologna, avena 12 anni, gli dissero che il calcio non era cosa sua. Mai previsione fu così sballata. Con la tenacia del calabrese, Ringhio è stato a Perugia, poi a Glasgow, nei Rangers, dove conobbe Monica, sua moglie (hanno due figli Gabriella e Francesco). Ma è a Milano, sponda rossonera, che ha scritto pagine leggendarie. E di nuovo la gavetta da allenatore, al Sion, per pochi mesi a Palermo, in Grecia, all'Ofi Creta, poi a Pisa (dove gestì una situazione difficilissima a causa del caos societario e lì dimostrò la sua tempra di tecnico-manager), quindi il ritorno al Milan, l'esperienza alla guida della Primavera, poi della prima squadra. E siamo quasi ai giorni nostri, la chiamata di De Laurentis, i due anni vissuti sulle montagne russe a Napoli, il traguardo della Champions sfumato davanti alla fatal Verona. Delegittimato dal suo stesso presidente, Gattuto ha onorato il suo impegno, la sua visiione di un calcio grintoso ma nello stesso tempo tecnico e votato all'attacco. Ora ricomincia vestendosi di viola, lui e Rocco Commisso, nella Fiorentina di Calabria.

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