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Il presepe... Fiumefreddo, il gioiello d’arte dei maestri Spina

Il borgo medievale è riprodotto nei minimi particolari

A Fiumefreddo Bruzio, uno dei più bei borghi d’Italia che si affaccia sul Tirreno cosentino, è custodito il presepe artistico dei maestri Spina, Attilio e il figlio Enzo. Un gioiello dell’arte presepiale calabrese, in cui il borgo medievale è riprodotto nei minimi particolari, come racconta Enzo. Rappresentante di generi alimentari tutti i giorni, artigiano e artista poliedrico da tutta la vita, è la memoria storica di Fiumefreddo. A cento metri dalla caratteristica Porta Soprana, lungo ciottoli levigati dal tempo e gatti panciuti, si arriva al presepe artistico in via Manzoni. Una stella sopra il portone dell’edificio storico, che ospita il presepe iniziato da Attilio Spina, indica l’arrivo.
«In trenta metri sono custoditi oltre sessant’anni di storia. Tutti racchiusi nelle pose dei pastori, nelle scene del presepe, nei palazzi di Fiumefreddo riprodotti con fedeltà a mano, nella mulattiera che porta dal centro storico alla marina. Dalla Torretta si affaccia un pastorello: è Richetto, un compaesano. Ce ne sono altri calati nell’attimo cristallizzato di questo presepe, di questo paese. E se ne aggiungono ogni anno di nuovi», racconta Enzo.
Migliaia i visitatori: le loro firme ricurve, i loro messaggi caldi di ringraziamenti e ammirazione, rigonfiano il grande elenco, riaperto dopo lo stop imposto dalla Pandemia. Ma com’è iniziato tutto? «Da un sacerdote: don Antonio Rotondo. Era di Fiumefreddo. Aveva la passione per i presepi. Li realizzava. Quella dedizione l’ha condivisa con mio padre, sin da ragazzino abile nel lavorare la terracotta». E, come un testimone che si passa da mano in mano, l’arte presepiale è diventata respiro e vita per il figlio Enzo, anche lui maestro. L’ultimo rimasto, pare, nel borgo antico a saper modellare l’argilla e a trasformarla in arte.
L’angelo sopra la grotta della Natività rapisce lo sguardo: è sospeso sul borgo storico, gli spifferi di vento lo fanno roteare su se stesso, un volo che copre anche Fiumefreddo. «Ho realizzato la miniatura della facciata dell’Abbazia di Fonte Laurato, non lontana da un pastorello che tira un asino. Si aggiunge al Castello medievale, Largo Torretta, Palazzo Zupi e agli altri edifici storici», spiega Enzo. C’è anche la Rupe. Tra i piccoli rami di mirto, corbezzoli e muschio, si staglia la statua del Cristo Redentore. L’ha ideata Enzo Spina: braccia spalancate a dare il benvenuto in città e, su scala, anche nel presepe. Lo sguardo cade poi sui tre Re Magi che stanno per arrivare alla grotta in sella a dei cavalli (e non sui cammelli).
«Questi li ha creati papà. Aveva realizzato a mano degli stampini con scanalature. Cuoceva l’argilla e la modellava. Così dava vita a questi personaggi. Tanti altri li ho fatti io. Ogni volta sembra di sentire i suoi consigli nella cura dei personaggi, dei particolari, delle scene che riprendono la vita di questo paese e della Calabria», sussurra Enzo.
Le tradizioni calabresi sono, infatti, calate nei personaggi, con indosso abiti tradizionali, affaccendati a preparare il maiale. Nella coppia di anziani seduti su una panchina sul retro del loro nido. «È un plastico che poi ho riadattato con cura. Me l’ha portato mio nipote da Cinecittà. Manca solo il mulino». La splendida Natività non è l’unica scena biblica nel presepe artistico dei maestri Spina. Sopra il fulcro di questa opera di 30 metri, Enzo ha riprodotto la Strage degli Innocenti. Dall’altra parte, come a segnare un confine tra il bene e il male, è rappresentato l’Inferno. Inusuale per un presepe, ma un angelo, lì vicino, richiude il cerchio.
Attilio Spina è scomparso all’età di 99 anni, strappando, senza alcuna fatica, la promessa al figlio Enzo di continuare quello che avevano iniziato assieme. Enzo fa molto di più, con la serenità di uomo gentile qual è. Nel suo laboratorio ha trasferito tutto il sapere e, come fece suo padre con lui, adesso condivide arte e tecniche con la moglie Anna. «Questi cestini pieni di frutta vicino ai pastorelli li ha creati Anna. È diventata più brava di me. Ne sono così fiero», dice il maestro Spina.
Con la pandemia, il presepe è rimasto chiuso, lasciando la tristezza in molti. Ma da questa estate sono ritornati i visitatori. Tanti gli stranieri che rimangono sbalorditi davanti a questa opera. «Sul libro sono ricomparse molte firme. I commenti sono edificanti. Soprattutto quelli scritti dai napoletani: sapere che apprezzano questo presepe, che lo trovano originale con tutte le scene bibliche riprodotte, fa un bell’effetto», racconta Enzo.

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