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La storia di Andrea Mannino, una matita calabrese con Zerocalcare

Andrea Mannino, nato a Soriano e cresciuto a Vibo Valentia, nel team di “Strappare lungo i bordi”, la serie dei record di Netflix

Non si sente per nulla arrivato e corregge il tiro, stupendo nella sua modestia, tratto distintivo dei migliori, quando lo definiamo ricercatissimo “storyboard-artist”. Il nome di Andrea Mannino, classe 1988, nato a Soriano Calabro ma cresciuto a Vibo Valentia, spicca tra quelli del team di animatori di “Strappare lungo i bordi”, la serie Netflix di “Zerocalcare” che ha battuto perfino “Squid Game” e “Narcos”. Sei episodi già definiti un capolavoro dai suoi fans, in cui il personaggio ideato da Zerocalcare lascia le tavole dei fumetti per animarsi in tv. Zerocalcare, pseudonimo del celebre fumettista italiano Michele Rech, è autore cult di fumetti e di bestseller puntualmente in vetta alle classifiche. L’ultima sua produzione è proprio “Strappare lungo i bordi”, in cui ha messo la sua firma anche Andrea Mannino. In tre aggettivi si definisce volitivo, curioso e fortunato. E il suo sogno è quello di portare un po’ di animazione nella sua terra amata.
C’è anche la tua mano nella serie del momento. Oggi sei un ricercatissimo “storyboard-artist”. Come è nata la collaborazione con Zerocalcare? Che esperienza è stata?
«Lo sono? Mi piacerebbe! Nella realtà dei fatti sono un freelance alle prime armi che non eccelle né come “storyboard-artist” né come “animatore 2D, ma che ama tantissimo quello che fa. Se c’è anche il mio nome tra i titoli di coda della serie di "Zerocalcare" lo devo allo Studio Movimenti di Milano, con cui ho iniziato a lavorare circa 4 anni fa. Per la serie ho lavorato come animatore 2D. Esperienza tosta ma davvero incredibile. Ho imparato un sacco di cose, mi sono confrontato con artisti molto più bravi di me e la cosa mi ha motivato un sacco. Il risultato finale, frutto dell’unione di più talenti, è sotto gli occhi di tutti».
Quando hai lasciato casa e cosa ti manca della tua terra? Dopo aver salutato la Calabria e l’Unical, hai studiato al centro sperimentale di cinematografia, a Torino. E alla fine del tuo percorso, hai presentato il corto “New Neighbours”, disponibile anche su YouTube. Di cosa parla?
«Adesso vivo a Torino, città che ho amato fin dal primo momento in cui ci ho messo piede e che ho scelto per convivere con la mia compagna. Casa l’ho lasciata circa dieci anni fa, ma ci torno periodicamente. In Calabria ci sono i miei genitori, i miei parenti. Lì ci sono le mie radici. Forse quello che mi manca di più è letteralmente la terra, coi suoi ulivi, le sue “pittare” e i suoi tramonti sul mare. Sono originario di Vibo, ma ho trascorso ogni estate della mia infanzia a Joppolo. “New Neighbours”, invece, è il corto di diploma, parecchio fortunato, che ho realizzato con Sara Burgio e Giacomo Rinaldi al terzo anno del Csc. Parla dei pregiudizi degli adulti, di quanto la società occidentale che innalza muri contro “lo straniero” forse non fa altro che danneggiare se stessa. È un corto che lancia un messaggio di speranza, personificato da due bambine che non conoscono minimamente il pregiudizio e vogliono incontrarsi a dispetto dei padri. Importante: tutto ciò il corto non lo fa né in modo drammatico, né sentimentale, bensì con l’umorismo. Sarà una mania mia, ma penso che ridendo e scherzando si possano dire cose molto serie».
Perché hai deciso di studiare Filosofia? Come nasce la tua passione per il disegno? Com’è cambiato con il tempo il mondo dell’animazione?
«Da piccolo avevo sempre la matita in mano. Non tanto per il piacere di disegnare quanto per il piacere di evadere dalla realtà tramite le immagini che disegnavo. Da qui probabilmente la passione per i cartoni animati, gli intermezzi dei videogiochi, il cinema. La Filosofia penso sia una passione che ho fin da quando non sapevo cosa fosse. Forse è emersa per limitare la mia inclinazione a evadere della realtà, chissà. Mi è sempre piaciuto farmi domande sul senso delle cose, riflettere su che cosa fosse reale e che cosa illusorio. Il tema dell’illusione mi spaventa e mi attira tutt’oggi, parecchio. Diciamo che oggi le illusioni mi hanno conquistato, perlomeno le illusioni ottiche e l’illusione filmica. Da quando ho cominciato a lavorare nel mondo dell’animazione il cambiamento più importante che ho riscontrato è l’opportunità sempre più frequente di poter lavorare da remoto. Penso sia una condizione dovuta alla pandemia, ma nel settore dell’animazione, con una buona produzione alle spalle, mi sembra funzioni bene».
Quanti professionisti hanno collaborato nel team di “Zerocalcare”?
«Che io sappia più di duecento persone».
Hai un maestro? O un punto di riferimento? E qual era il tuo cartone animato preferito da bambino?
«Domandone! Un maestro vero e proprio non ce l’ho, ma un punto di riferimento imprescindibile per me è e rimane il regista Bruno Bozzetto. La sua capacità di maneggiare la sintesi grafica, di far riflettere e sorridere al contempo, di raccontare il mondo con leggerezza, per me sono veri e propri punti cardinali. Cartone preferito da bambino? Non ne ho uno soltanto, sono davvero troppi. Invece ti dico qual era il cartone che mi annoiava a morte, ma che i miei migliori amici adoravano: “Holly e Benji”».
Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
«Sono tanti. Dirò “solo” portare un po’ del mondo dell’animazione in Calabria, in qualche modo che devo ancora capire. E poi il top del top sarebbe vivere di animazione come autore».
Qual è, nonostante la tua giovane età, il tuo traguardo più bello raggiunto fin qui?
«Ce ne sono stati diversi, dalla selezione nella shortlist degli Academy Award, alla selezione come young talent dell’Apd di Stoccarda dell’anno scorso, fino alla vittoria del Pitch di Cotb di poco fa. Ma credo che il traguardo più bello sia stato poter lavorare con colleghi e professionisti che ammiro molto, spesso persone stupende anche a livello umano».
Che consiglio ti sentiresti di dare a tutti i giovani che vogliono intraprendere una carriera artistica?
«Ai giovani consiglio di studiare, di imparare a riconoscere i propri limiti e soprattutto a essere più collaborativi e meno competitivi. Personalmente per formarsi consiglio una scuola come il Csc perché, oltre ad essere un’istituzione, dà maggiori possibilità a più persone; inoltre eroga anche delle borse di studio».
Sei stato impegnato a “Cartoons on the Bay”, il più importante festival d’animazione italiano, targato Rai. E il lancio dell’animazione che hai realizzato: “Auto Rosa” per lo Zecchino d'Oro. Parlaci di tutti i tuoi progetti...
«Riguardo a “Cartoon on the Bay” sono felice di aver vinto il terzo premio del Pitchme! “Auto Rosa” si può vedere su Youtube. Riguardo il futuro invece... Non voglio fare spoiler. Dico solo che verrà fuori un progetto artistico su Torino, in quanto presunta “città magica”. Ma sia chiaro che sono un socio del Cicap, quindi nulla a favore del paranormale!».

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