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L’agricoltura eroica di Valentina, l’ingegnere dei carciofini tra Benestare e Ardore

Una laurea nel settore biomedico alla Sapienza, la giovane Brizzi porta avanti un’originale attività familiare

Il suo è un bellissimo esempio di agricoltura eroica che accende speranza. Valentina Brizzi, classe 1994, nel cuore della Locride, tra Benestare ed Ardore, porta avanti un'attività familiare per la raccolta, la trasformazione e la conservazione dei carciofini selvatici.
«Nella tradizione calabrese il carciofino selvatico, qui detto “zinurra”, – racconta Valentina – era ed è una parte importante dell’alimentazione. Viene raccolto dagli uomini nelle campagne e su per le colline, e viene abilmente pulito e conservato dalle donne e mamme calabresi. Noi abbiamo iniziato circa 7 anni fa perché la nostra idea era quella di valorizzare la nostra terra e tutto quello che rendeva disponibile. Così, abbiamo deciso di coltivare i carciofini selvatici in terreni chiusi e controllati per evitare qualsiasi tipo di contaminazione».
E gli inizi sembrano quasi da film perché tutto parte da un sogno meraviglioso che richiedeva braccia, gambe e determinazione: «Mi sono laureata in ingegneria biomedica alla Sapienza di Roma – continua – e per anni con mamma Graziella e papà Domenico abbiamo vissuto in provincia di Milano. Proprio mio padre immaginò che un giorno avrebbe messo in piedi una coltivazione di carciofini selvatici per contribuire a risollevare il nostro territorio. E quando me lo ha raccontato abbiamo cominciato a collaborare per poter realizzare il progetto anche se poi ci abbiamo messo qualche anno. In azienda ognuno ha un compito: mia madre si occupa del laboratorio di produzione e quindi passa le sue giornate lì, mio padre si occupa del controllo dei terreni e io della parte amministrativa e della comunicazione social».

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