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Governo, solo briciole alla Calabria. Ora si punta tutto sui sottosegretari

Ferro, Mangialavori e Cannizzaro i peones con speranze di farcela. Quelle origini “locali” per i ministri Calderone, Casellati e Schillaci

Il primo giro è andato vuoto. Nessun ministro calabrese nel governo guidato da Giorgia Meloni che ieri ha giurato al Quirinale. Previsioni rispettate, dunque, perché solo i più ottimisti tra addetti ai lavori e habitué dei Palazzi della politica si era spinto a tal punto da pronosticare l’ingresso di esponenti locali nell’esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia. Così, almeno per il momento, registrata la marginalità della Calabria nello scacchiere politico nazionale, non resta che “aggrapparsi” alle appartenenze dei nominati. Qualche esempio: il neo ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha origini calabresi (padre di Reggio Calabria, madre di Amantea), uguale discorso vale per Maria Elisabetta Alberti Casellati, passata dalla presidenza del Senato al ministero per le Riforme istituzionali. Legata alla Calabria - il marito è originario di Villa San Giovanni - è anche Marina Elvira Calderone, nuova responsabile del dicastero del Lavoro. Legato a questa regione è pure il destino di Eugenia Roccella, bolognese ed esponente di FdI, ora ministra per la Famiglia dopo l’elezione alla Camera nel listino blindato calabrese. Alla nomina a ministro di Raffaele Fitto, invece, brinda in maniera particolare Denis Nesci, coordinatore reggino di FdI e pronto a raccoglierne il testimone nel Parlamento europeo. In pole per un ruolo da sottosegretario i deputati Wanda Ferro (fratelli d’Italia), Giuseppe Mangialavori e Francesco Cannizzaro (Forza Italia).

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