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A Tropea va in scena la rievocazione storica della "liberazione" - Foto

Con un successo di pubblico che denota il crescendo di attenzioni che i suoi organizzatori hanno saputo produrre nel corso dei cinque anni dal suo esordio, ha avuto luogo ieri 23 Agosto la commemorazione storica della liberazione di Tropea, che rievoca il momento della liberazione della cittadina dalla vendita illegale ad un signorotto locale a cui era stato sottoposto, per la ingente somma di 191.041 ducati, il suo territorio - da sempre libero demanio regio - agli inizi del XVII secolo.

"Dobbiamo ringraziare il comune di Tropea, che ha reso la celebrazione una festa istituzionale del paese, le associazioni che hanno collaborato e gli sponsor, senza cui nella sarebbe stato possibile", dichiara l’archeologo Dario Godano, presidente dell’associazione culturale Libertas (chiamata così proprio in onore dell’avvenimento del 1615) e promotore della commemorazione. L’evento è iniziato alle 18 e 30 con la sfilata a ritmo di tamburi e di trombe degli archibugieri per le vie del centro storico, con una Piazza Ercole ed un Corso Vittorio Emanuele colmi di figuranti in vesti seicentesche a rappresentare le classi nobiliari, popolari e i paggi, affacciati dai balconi dei palazzi che fanno da cornice alla piazza.

Comincia, poi, la rievocazione vera e propria: la lettura dell’atto di vendita illegittimo di Tropea redatto dal vicerè di Napoli a favore del principe Ruffo di Scilla da parte di un banditore dalla balconata del Sedile dei Nobili; la reazione dei cittadini con le chiazzarole di Tropea che interpretano le donne dell’epoca, intente a raccogliere gemme e ori per pagare direttamente il canone di vendita al vicerè e riscattare la città; la celebre sommossa nella quale l’abate canonico Tommaso Giovanni Pelliccia (al quale Tropea dedica una via) riesce a scacciare gli ufficiali del Principe di Scilla non prima di aver strattonato e preso per il collo il Preside della Provincia della Calabria Ultra.

Infine, il ritorno in città dei giuristi Luigi Lauro e Ferdinando D’Aquino, che accettarono eroicamente di recarsi dal re di Spagna e dal vicerè per perorare la causa tropeana, e la dichiarazione di inammissibilità dell’atto di vendita emessa nel 1613 dal Supremo Consiglio d’Italia, con l’esultanza della popolazione alla conferma definitiva, sancita il 23 Agosto 1615 tramite il Reale Trascritto. I motivi della sentenza, spiega Dario Godano, «furono che Tropea, data la sua secolare fedeltà alla Corona di Spagna, era una città non oggetto di vendita per la sua “rinomata antichità, bellezza e nobiltà”.

La manifestazione si è andata poi a concludere con la sfilata di tutti i figuranti a seguito degli archibugieri e l’esibizione di questi ultimi in Piazza Cannone, da dove sono stati fatti esplodere diversi colpi a salve. Una manifestazione che, come la intendono gli organizzatori, non deve restare fine a se stessa ma essere emblematica degli ideali di libertà e consapevolezza delle proprie forze che dovrebbero contraddistinguere le nostre comunità.

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