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Fede e culto, a Capistrano la 260esima festa della "Madonna della Montagna" - Foto

In un tripudio di fede e di gioia si è conclusa, a Capistrano, la 260esima festa della "Madonna della Montagna", che ha avuto il suo culmine, come da antica tradizione, nella seconda domenica di agosto, con l’imponente processione, per vie e vicoli dell’abitato, della regale e maestosa statua lignea policroma.

Fede e culto verso la Madonna della Montagna a Capistrano affondano le loro radici fin dal 1752 per essere stati introdotti dal sacerdote don Domenico Antonio Zerbi che fu parroco dal 1752 al 1763.  Questi, originario di Radicena, odierna Taurianova, fervente devoto della Madonna della Montagna di Polsi (dove la Vergine apparse nel 1117 ad un pastorello in cerca di un suo torello smarrito), fece subito innamorare della Madonna della Montagna i capistranesi, che iniziarono a venerarla e festeggiarla con la presenza di una immagine che don Zerbi aveva posto sull’altare, fino a quando, nel 1759, lo stesso parroco (ancora fra i più amati e ricordati a Capistrano) fece realizzare la regale e stupenda statua da Antonio Reggio, scultore serrese di scuola napoletana, pagandola con il ricavato dell’olio offerto dai cittadini in occasione della molitura delle olive nei frantoi nell’annata 1758-1759.

I fedeli, da sempre, nutrono tanta fede e tanta devozione verso la Vergine della Montagna che ad essa sempre si rivolgono nei vari momenti di bisogno, di afflizione, di gioia. Non vi è stato e non vi è capistranese che, come anche ricordato dall’Inno popolare dedicato alla Madonna della Montagna, e che si canta in Chiesa per tutto il mese di agosto ed altre circostante (come il 21 novembre), non si rivolga sempre fiducioso alla Vergine della Montagna, Madre morosa e provvida, mentre con il ritornello di altro inno i fedeli amano ricordare: “A Capistrano ancora / il nome tuo si onora”.

Fede e devozione, rafforzate e vivacizzate anche dalla nostalgia del paese di origine, influirono negli anni Cinquanta sulle nutrite comunità di emigrati Capistranesi in Melbourne (Australia) ed in Toronto (Canada) quando si fecero realizzare in Italia la statua lignea policroma della Madonna della Montagna (di Capistrano) attuando, in collaborazione con i parroci d’oltreoceano, festeggiamenti in onore della Madonna della Montagna a Toronto nella seconda domenica di agosto e, per ragioni climatiche, a Melbourne il 21 novembre, ricorrenza della presentazione della Beata Vergine Maria ed anche perché, in tale ricorrenza, in Capistrano si celebra una seconda festa con solenne e serale Santa Messa gremita di fedeli in onore della Madonna della Montagna.

La celebrazione eucaristica e la processione della Statua della Madonna della Montagna di Capistrano sia a Melbourne che a Toronto sono da anni e sempre più partecipate da emigrati di altre nazionalità, avvicinatisi ai capistranesi per amicizia o per vari matrimoni. Il culto e la devozione della Madonna della Montagna di Polsi da Capistrano, quindi, ha valicato gli oceani, raggiungendo Canada ed Australia, ma anche, sia pure in misura inferiore, tutte le nazioni dove vi sono emigrati capistranesi, molti dei quali ritornano nel loro paese di origine sia pure per essere presenti la domenica di festa e per la processione.

La storia della devozione e della fede verso la Madonna della Montagna, il ricordo di Don Zerbi, la storia di Capistrano sono state messe in rilievo sul portone di bronzo centrale della Chiesa Madre, realizzato dal  maestro Giuseppe Farina nel 1995 su ordinazione del parroco don Antonio Calafati con le offerte degli emigrati capistranesi in Melbourne, dove il parroco si recò in visita.

L’inizio della Novena è stato salutato, nella serata di giovedì 1 agosto, con uno spettacolo pirotecnico, che, alla grande, come da tradizione, si è ripetuto nella notte tra sabato e domenica, dopo quello musicale-folcloristico, e, in modo più contenuto, all’inizio e alla fine dell’imponente processione che, per “voto” (grazia ricevuta o chiesta), spesso segreto, molte donne, anche quest’anno, hanno fatto a piedi nudi.

Al termine della processione, la statua della Vergine è stata fatta sostare sul sagrato. Dopo il corale canto della litania dei fedeli, accompagnati dalle note del complesso bandistico di Capistrano, e dell’ultimo spettacolo pirotecnico, il sacro simulacro è stato riportato in chiesa e posizionato sul lato sinistro dell’altare maggiore. Molto sentito ed affettuoso il ringraziamento ai fedeli che gremivano al Chiesa e lo spazio antistante da parte del parroco don Calafati che ha impartito anche la benedizione, Tutti i fedeli, infine, si sono messi in fila per raggiungere l’altare per baciare un lembo del manto della Madonna della Montagna e omaggiare la Sacra Teca contenente un Sacro Capello della Vergine.

Secondo la tradizione parte di un Sacro Capello della Vergine lo portò in Capistrano don Zerbi da Palmi alla cui città dei capelli sacri erano stati donati dai messinesi riconoscenti per l’ospitalità e gli aiuti che Palmi aveva loro dato nel 1575 quando a Messina scoppiò una epidemia di peste.

A Messina una ciocca dei Sacri Capelli (secondo la tradizione) era stata portata, assieme ad una lettera scritta in ebraico dalla Vergine, dai messinesi che accompagnarono Paolo in Palestina, per poter conoscere la Madonna di persona. La ciocca di capelli è custodita nel Duomo ed esposta nel giorno del Corpus Domini incastonata nell'albero di un piccolo galeone costruito in argento, che rappresenta uno degli esempi della protezione della Madonna per Messina. Tradizione vuole, pertanto, che Sacri Capelli della Vergine Maria si trovino a Messina, Palmi e Capistrano.

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