Boss emergenti, capi declinati, interi paesi occupati. E tanta droga. La Valle dell’Esaro era diventata un abisso senza luce, schiacciata dalla ’ndrangheta che lì comandava su tutto. Comandava anche sulle vite degli uomini che, evidentemente, erano abituati a ripiegare nella rassegnazione fatalistica di un esistente che si riteneva irrimediabile.
Lì la malavita si era fatta Stato imponendo le sue leggi e i suoi affari. Come in un labirinto i fili dell’inchiesta coordinata dal procuratore antimafia, Nicola Gratteri, sono corde che vibrano in mezzo alle tante storie di ragazzi che si imbottivano di quella schifezza che arrivava da Roggiano. Giovani e meno giovani che, per non avere rogne, compravano lo stupefacente venduto dai Presta.
Come dimostra l'operazione di ieri contro le organizzazioni criminali operanti nella Valle dell'Esaro: 45 le persone arrestate nel quadro di un blitz coordinato dal procuratore distrettuale di Catanzaro.
Una ’ndrangheta - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola - forte sul territorio ma non abbastanza nei confronti del clan padrone di Cosenza e di diversi mandamenti della provincia. E la mancanza di rispetto avrebbe fatto innervosire il clan dell’Esaro. Nuvole d’ira che Roberto Presta ha fatto evaporare nel nome degli equilibri da mantenere. A cominciare da quelli legati alla gestione del narcotraffico, il ramo principale del business di famiglia dei roggianesi.
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