Il Crati continua a fare paura ed i residenti delle contrade rurali di Thurio e Ministalla dell’area coriglianese del comune unico, da un anno ormai, hanno perso la serenità.
Da quando lo scorso anno, il 27 di novembre, un argine del fiume ha ceduto, inondando letteralmente case e fattorie. Centinaia di capi di bestiame affogati, colture danneggiate e case allagate, con danni ingenti. Che ancora dopo un anno non si è riuscito a coprire.
Basta un po’ di pioggia e l’ansia dei residenti sale. Anche la notte scorsa tutti in piedi a monitorare la piena. Le forti piogge hanno gonfiato le acque del Crati che nelle prime ore della mattinata, nel giro di appena un’ ora sono salite di oltre un metro e mezzo, sotto gli occhi atterriti degli abitanti delle due frazioni.
A scongiurare il peggio la prontezza di intervenire con vanghe e zappe. Fianco a fianco gli abitanti di Thurio e Ministalla ed i vigili del fuoco, che già alle prime luci dell’alba si sono portati sul posto. Sopralluogo anche da parte del sindaco Flavio Stasi che ha provveduto a dare avvio ai lavori di somma urgenza da parte del comune per la messa in sicurezza dell’argine, ma la rabbia dei residenti cresce. Ed il quesito è disarmante per quanto banale.
"Dopo un anno e con i soldi stanziati - dice Mario Oliveto, che nell’alluvione ha perso tutto - è possibile che questi lavori non sono ancora iniziati e che si interviene ancora per urgenza?”.
A fine novembre dal palazzo municipale è stata annunciata la consegna dei lavori, che di fatto non sono iniziati. ”Hanno recintato il tratto di argine su cui intervenire, ma di operai al lavoro nessuno ne ha visti”. “Rivogliamo la dignità che avevamo prima. Le istituzioni ci devono risarcire perché quanto accaduto è stato un disastro colposo. Invece ci chiede, puntuale, il pagamento delle tasse per le nostre aziende che non esistono più. Basta temporeggiare è tempo solo di avviare i lavori perché tutti noi abbiamo il diritto di stare sereni”.
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