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Risarcimenti per "rimborsopoli" alla Regione Calabria: pranzi, hotel e abiti le spese pazze dei politici

I politici hanno versato tra il 35 e il 50% delle somme che gli venivano contestate dagli inquirenti L’ex governatore Loiero ha sborsato 4.500 euro, stangata per Dattolo che ha pagato 50mila euro

Con la stessa formula sono stati giudicati anche Ciconte, Amato, Scalzo, Guccione, Sulla e Tripodi
Gaetano MazzucaCatanzaro

Oltre 102mila euro sono tornati nelle casse del Consiglio regionale della Calabria. A versarli un ex presidente della giunta regionale e altri otto ex consiglieri tutti coinvolti nello scandalo “Rimborsopoli” e che hanno deciso di definire la loro posizione davanti alla Corte dei conti con un giudizio abbreviato.

In pratica - si legge sulla Gazzetta del Sud oggi in edicola -, gli esponenti politici coinvolti nell’inchiesta condotta dalla guardia di finanza hanno versato solo una parte (tra il 35 e il 50%) delle somme che gli venivano contestate. Con la contestuale condanna al pagamento delle spese si è quindi chiuso il procedimento, riferibile alle spese effettuate con i fondi pubblici destinati alle attività dei gruppi consiliari tra il 2010 e il 2012, nei confronti dell'ex governatore Agazio Loiero, gli ex consiglieri Pietro Amato, Mario Maiolo, Francesco Sulla (Partito democratico); Pasquale Maria Tripodi (Gruppo Misto); Alfonso Dattolo (Udc); e gli attuali consiglieri regionali Vincenzo Ciconte (gruppo Progetto democratico) e Antonio Scalzo e Carlo Guccione (all'epoca nel gruppo del Pd).

Il settore più “dispendioso”, ha sottolineato il procuratore Rossella Scerbo negli inviti a dedurre inviati agli esponenti politici, è stato quello dei viaggi e della ristorazione. Fra le altre si registra una spesa di 788 euro sostenuta per una sola notte in hotel.

O i rimborsi chilometri «effettuati sulla base della presentazione di un mero riscontro contabile, cioè dietro presentazione di un mero elenco non corredato dall’indicazione delle finalità istituzionali senza alcuna verifica della legalità sostanziale della spesa». Un’omissione «che ha consentito – accusa ancora il procuratore Scerbo – di ottenere rimborsi di circa mille euro nell’arco di tre mesi per “missioni” in una frazione del piccolo comune di residenza».

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